Racconto vecchiotto, questo, risale al 2007 e non so neppure perché l’abbia scritto al maschile essendo io decisamente femmina, ma tutto sommato ho preferito lasciarlo così perché è coerente con le ragioni per cui scrivo, così come le ho esposte.
Sono uno scrittore. No, adesso non immaginatevi un tipo all’americana, un Chandler con tanto di pipa e sbornie … e tantomeno uno alla Henry James, tutto misantropia e solitaria contemplazione del proprio genio. No, non scrivo per placare una divinità crudele che pretende la mia autodistruzione in cambio dei suoi doni (peraltro scarni assai nel mio caso).
No, immaginatevi uno che scrive per divertirsi, per allegria, perché gli piace. Ecco, io sono così. Ho strade lastricate di incontri, di personaggi affascinanti travestiti da vicini di casa e commessi dei grandi magazzini. Ho muri che trasudano storie da raccontare.
Ho sentito qualche volta dire che leggere, o peggio ancora scrivere, vuol dire rinunciare a vivere di vita propria. Per quanto mi riguarda, è una grossa sciocchezza. Scrivere per me è vivere in mille vite, infilarmi di frodo in pensieri altrui, conoscere persone meravigliose, entrare nelle loro case, trasformare le loro storie in poesia. Ecco, d’accordo, i miei scritti non saranno certo eterni, ma è questo lo scopo della mia costante ricerca: trasformare le mie storie e quelle degli altri in poesia.
Venderle, dite? Guadagnarci sopra? Oh, certo, non è che mi dispiacerebbe poi tanto. Ho scelto per mestiere di comprare anime altrui, è un investimento. Ma non le compro per portarle alla dannazione, non m’interessa. Le compro perché con il mio sguardo curioso, col mio spiare nei segreti, col mio appropriarmi di cose che non mi appartengono, posso conoscere ciò che si prova a non essere me. Posso sentire i miei passi echeggiare per corridoi sconosciuti, ballare in sale che non ho mai visto, amare donne che non sanno chi sono, parlare con uomini che non vedranno mai la mia faccia. In cambio di tutto questo, mi sforzo di diffondere in giro una parte almeno della gioia infinita che c’è a spaziare oltre il confine. Il vostro volo è mio, ma anche il mio volo è vostro, e ci ritroviamo a volte, dai più remoti punti del mondo, ad abbeverarci alla stessa fonte.
teatrale, e ben scritto, come sempre del resto
applausi!
🙂
“infilarmi di frodo nei pensieri altrui” trovo sia un’azzeccata definizione della creatività della scrittura.
mi piace tutto di questo brano, ll tono tranquillo, la voce maschile, i pensieri espressi, che condivido in toto.
grazie di averlo tirato fuori dal cassetto
ml
Grazie a te!
Le storie si scrivono. Non importa se al maschile o al femminile. Questo devono scuscitare l’attenzione del lettore. Io, che sono maschio, scrivo spesso al femminile. E’ una specie di sfida quella di comprendere l’universo femminile, perché quello maschile lo conosco già.
Grazie per la visita.
Vero. In realtà ho sempre scritto molto al maschile. Non ricordavo di averlo fatto anche qui, in questo piccolo pezzo dove cercavo di capire perché scrivessi.
Grazie di aver ricambiato la visita 🙂
E’ tratto comune scrivere col sesso opposto
Bellissimo pezzo!
Grazie 🙂