Canto di settembre

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Il mio contributo alla staffetta narrativa di Nuvolesparsetraledita, che ringrazio per un’iniziativa davvero molto bella.

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La mia stanza è una tazza colma di parole
accalcate come foglie agli angoli dei muri
che s’accapigliano, sospinte dal vento di settembre
e riempiono la mia gerla di grano fino all’orlo,
mi stringono d’assedio il petto, quasi avessi
altre fortezze a difesa di quel ch’è tuo da tempo,
mi si fermano in gola e fanno il cuore gonfio
prosciugandomi le labbra, morse dall’arsura
di aver tanto da dire e non sapere quando, e come.
Il mio tè delle cinque è rallentamento del dolore
perché la nebbia che cela il mare alla vela in secca sullo scoglio
puoi vederla come la crudeltà impalpabile dell’ombra
o la bruma silenziosa e lieve che sfuma i contorni delle onde
e ammorbidisce il loro frangersi sulle murate a dritta,
àncora a una felicità densa di segreti sottintesi.
E questo amore così puntuale, come le prime rondini
è il dono di un tempo gentile di vendemmia,
del giardino addolcito dalle chiacchiere del vento,
di questo brivido lento che si disvela nel mio autunno antico;
così freme il ciclamino alla pena dolce che lo sfiora,
fiorisce tremulo, alla musica delle tue mani
che conoscono la rotta, sanno le manovre del timone e i nodi,
le correnti e le stelle, muovendosi tra terra e cielo;
e mi faccio anch’io vela, perché a cullarmi sia il tuo mare.

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