Immersa in una grotta

Sono forte. Ho sempre avuto questa idea e adesso mi si conferma, anche se l’intensità reale di questa forza l’ho imparata col tempo. Adesso mi ci vuole tutta, è uno di quei momenti in cui la vita ti chiede di aggrapparti a tutte le tue risorse, come se fossero le corde con cui farti strada tra le rocce. E ringrazia che hai le corde e magari anche i rampini, i chiodi o quel che sia, che roccia non ne ho mai fatta, già ce n’ho a basta di sport estremi. Il bungee jumping delle discussioni, la pesca d’altura del materiale scolastico smarrito, lanciarsi in un bel progetto rischioso, o la va o la spacca, sperando che il paracadute si apra, il salto tra i tetti (dice che si chiama parkour), su uno l’indulgenza, sull’altro la fermezza, e in mezzo un bel vuoto e il rischio di sfracellarsi comunque, su una parete o sull’altra, oppure a terra. Fino a qui, tutto sommato, nulla più di un’onesta vita atletica, roba da tutti i giorni (aggiungiamoci pure lo slalom tra i vari impegni figli-casa-lavoro-scuola-progetti-clienti-pagamento-soldi, con qualche occasionale episodio di discesa libera ad alta quota, ma sono cose che bene o male conosciamo un po’ tutti).

Poi a volte si parte con l’immersione in grotta, buio luciferino, freddo polare artico con tendenza verso la notte di Plutone e il tempo che ti fa le pernacchie perché sa che ogni secondo perso è una possibilità di sopravvivenza in meno.

E tu però ti ripeti che hai affrontato anche cose peggiori, che è una fase e che si risolverà e riesci anche a crederci diciamo 4 volte su 5. Poi viene quella maledetta quinta volta in cui sei lì a piangere e ti sembra che la grotta non finisca mai e che forse non valga comunque la pena neanche di far tanta fatica a tirarsi su e cercare di riemergere.

E certo che ce l’avevano detto, certo che eravamo preparati, sicuro che abbiamo fatto tutti i corsi di ‘sto porco mondo, ma quando poi ti ci trovi in mezzo, alle cose, e sei davvero giù nella caverna con l’acqua che ti ghiaccia i pensieri e ti arriva a momenti fino al cuore e ai polmoni e ti sembra già di affogare prima ancora che ti sommerga anche la testa, cazzo, no, non c’è corso che tenga, e non venitemi, vi prego, a dire “se non riesci ad avere figli perché non li adotti?”, con la bella ideuzza tanto buonina di dare una casa a chi non ce l’ha e unire due desideri e balle varie, che poi sono tutte vere, per carità. Ma devi essere forte. Devi avere due coglioni da record, anzi, meglio quattro, perché se si è genitori in due almeno le cose un po’ si dividono, non che da soli non ce la si faccia, ne conosco. Non è questione di single, di etero, di coppie sposate e collaudate, non è questione di niente se non di quella grotta buia e di te che annaspi e però in ogni momento devi continuare a pensare “ce la faccio, ce la sto facendo”, anche quando acqua e terra e fango e l’universo tutto sembra che t’inghiottano e ti viene anche l’idea che non hai mica ammazzato nessuno, maledizione, e per un secondo, un secondo solo ti viene da lasciarti andare. Solo che in certe situazioni un secondo è troppo. No, sono quasi fuori, ancora un piccolo sforzo, sto riemergendo.

Io non sono così. Questa non sono io. Cioè, ovviamente magari sì, un paio di volte l’anno. E comunque scrivo, che vuol dire che la luce la vedo. E tutti gli altri giorni ho una tranquillità, una serenità che non mi sembra neanche possibile. del resto ci sono momenti meravigliosi, interi pezzi di vita meravigliosi, non tornerei indietro mai per nessuna ragione al mondo e cancellerò questo post tra poco perché non voglio neanche ricordarmi di quando sono così. Però succede e forse in questo poco tempo qualcuno potrà passare e farmi una carezza almeno virtuale perché il fondo della grotta ancora lo vedo troppo vicino e la luce a volte sembra lontana. E comunque c’è.

Aggiornamento del 29/10: ieri avevo deciso di cancellare il post perché non volevo ferire i sentimenti di altri. Oggi la luce sembra molto più vicina, sono tornata a sentire con chiarezza la mia meravigliosa voce positiva, e penso che tutto sommato sia giusto ripristinare l’articolo, per ricordarmi e ricordare a chi, anche tra coloro che mi sono molto vicini, possa trovarsi ad affrontare momenti di cedimento, che essere forti e sereni e tranquilli non significa che non si vivano mai momenti di sconforto. Significa, anzi, (anche) accettare i nostri limiti, e sentire sempre che comunque non siamo isole che vagano in un oceano di solitudine.Gli altri ci sono. E se tendiamo una mano, qualcuno l’afferra per aiutarti. Garantito, ne ho avuto varie prove! 

Immersa in una grotta

Foto presa da qui: http://wallpaper.ultradownloads.com.br/163912_Papel-de-Parede-Caverna–163912_2048x1536.jpg

14 Pensieri su &Idquo;Immersa in una grotta

    • Ti ringrazio tanto Principessa, niente, è che a volte ci sono difficoltà che in qualche momento ti sembrano insormontabili. Il rapporto con due figli adottati grandicelli ha degli spigoli di cui raramente si parla e io non sono spesso in crisi ma a volte non è così facile. Quando lo sono, probabilmente le parole mi si confondono. Ci sono momenti di grande sconforto ma sono solo momenti, durano poco, per questo cancellerò il post, perché è solo uno sfogo momentaneo, la fatica è tanta ma le cose buone sono tante di più.
      Scrivendo riesco a trovare un po’ di chiarezza almeno in me stessa. In realtà ho scritto il post più che altro per questo, e infatti adesso ho voglia magari anche di raccontare qualcosa di questo, ma in maniera diversa

      • io non lo cancellerei…fa parte di te e se tu lo facessi è come se rinnegassi te stessa e questo non fa onore ai tuoi sentimenti. il lavoro di genitore è il peggiore e il più bello nello stesso tempo. io sono mamma di 1 sola nanetta , ti posso capire solo in parte perché l’esperienza dell’adozione credo sia unica e particolare. non solo ti mando una carezza ma ti stringo forte.

      • Capisco quello che dici e probabilmente hai ragione, ma non me la sento anche perché non sono solo io coinvolta. Ci sono altre persone, altri sentimenti che magari potrebbero essere feriti. Non rinnego nulla ed era importante per me proprio esprimerli, questi sentimenti che conosco bene, anche se grazie al cielo non li provo così spesso (e del resto so di non essere certo l’unica a provarli, per fortuna abbiamo occasioni di confronto in tanti modi e con tante persone diverse). Come dicevo in un altro commento, le vostre risposte, i vostri abbracci e parole sono davvero un aiuto grande

  1. senti…. ovvio che non posso capire appieno questa tua grotta ed è giusto così… tutti i progetti hanno vuoti e pieni… e tutti proviamo momenti di luce e colori e momenti bui e neri… però è bello che quella luce tu la veda.
    sono felice di avere fatto in tempo a mandarti quella carezza che dicevi! e se posso ti do pure un abbraccio che non fa mai male!

    • Ecco, vedi, un po’ di questo avevo bisogno. Perché lo so, eh. Ma a volte se te lo ricordano è pure meglio. Il problema che forse dal post non si capisce tanto (ho scritto diciamo un po’ di getto) è che in quella grotta non ci sono solo io, anzi, a dirla tutta, io ci sono solo perché c’è il mio bambino, nella grotta. E anzi, io dovrei essere fuori a tendergli la mano e aiutarlo a riemergere. E allora è tutto un po’ più difficile, perché dipende anche tanto da lui ma non so quanto e come e quali sono gli strumenti più giusti in questo momento e sentirmi sommersa non aiuta, proprio no. Comunque grazie di cuore, perché mi sto accorgendo che essere riuscita a tirar fuori queste emozioni e aver avuto delle risposte aiuta davvero tantissimo, anche più di quello che credevo.

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