Dàimon

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Dice che i Greci lo chiamavano dàimon, questo essere che è al tempo stesso dentro e fuori di noi, questa forza non imbrigliabile, parte della nostra natura più profonda e però anche della nostra scintilla divina, entità intermedia che permette una comunicazione tra la terra, il cielo e gli inferi, tra gli uomini e gli dei, ma anche il mondo dei morti. Avevano capito tante cose, come al solito. E Platone, leggevo, affermava che non è il demone a scegliere noi, ma siamo noi a sceglierlo. Eudaimonia, la felicità di scegliere il demone giusto, un demone buono, il custode della tua vita e delle tue scelte, la coscienza individuale. E se scegli bene, aggiungo io, ti sostiene e ti rincuora quando sei giù, ti conforta quando sbagli, ti dà forza e coraggio e regala aria e respiro anche alle giornate più buie. Se sei molto fortunato, dicevano altri popoli, questo spirito che ti accompagna puoi vederlo e parlarci. In fondo l’ho sempre pensato, sai, che le persone più profondamente buone sono anche le più felici, e per questo non ho mai potuto pensarti altro che felice, fino all’ultimo e nonostante tutto. Ed è questa felicità che si riverbera su di me. Sono felice e forse per la prima volta in vita mia,  non mi vergogno né ho troppa paura di dirlo. Non perché sono buona, ma per te, perché ho scelto il mio dàimon e l’ho scelto molto bene. Perché la felicità non è un buon momento, non è il sorriso dei tuoi figli dopo una lite, non è superare la paura, fare quello che ti piace, non è neanche l’amore. La felicità è prendere tutte queste cose, e infinite altre ancora, tutti gli istanti, tutti i sentimenti, le idee, i pensieri, l’immaginazione, i libri letti, le risate, le parole, il dolore provato, le strade percorse, i sentieri sbagliati, tutto quello che c’è stato, dentro e fuori di te, e sapere che per tutto questo eri te stesso, lo sei sempre stato e lo sarai sempre. Mica è poco aver condiviso questo pezzo di tempo sulla terra. Forse poi non avrei saputo amarti bene, se tu mi fossi stato compagno e non il mio angelo, forse non l’avrei mai saputo, che sarebbe stato comunque molto meglio averti e poi perderti, che non averti per nulla. Ma fai parte di me, comunque. Io lo sai che ti vedo a volte come il mio angelo buffo e meraviglioso, un angelo con momenti di estrema timidezza e momenti in cui scatena tutta l’energia dei vari soli che dicono ci siano nell’universo. Qualche volta il mio pensiero di te l’ho immaginato come una lucciola, una luce piccola ma intensa che indica il cammino. Altre volte come un cavallo generoso ma indomito e selvaggio come Spirit. Ma il bello del dàimon è che è multiforme, e può assumere anche più aspetti nello stesso tempo, o uno diverso a seconda del momento, persino un aspetto immaginario, uno che non esisteva fino a poco fa ed esiste ora perché lo abbiamo creato con la nostra fantasia. Il mio angelo, il mio dàimon. M’importa sempre meno di essere imperfetta, e sempre più amo questo cercare di imparare ogni giorno a essere un po’ migliore. E’ una specie di paradiso anche questo, sai. La morte quasi (ok, quasi, ho detto) non mi fa più paura. Forse neanche l’inferno, che nella mia anima c’è tanta bellezza, grazie a te, da poterlo far fiorire come un giardino.

e questa cosa la pubblico? Ma sì, la pubblico…

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