Niente alba oggi, ma un appuntamento importantissimo per il libro. Atteso con molta trepidazione. Andato oltre ogni più rosea aspettativa. Adesso, quindi, ho anche dei tempi. Strettini. Dovrei finirlo intorno a dicembre e sono nel panico più totale, ma sono anche sospesa in una bolla, leggera, trasportata da nuovo entusiasmo. Per una volta, vorrei non avere paura, per una volta voglio crederci che sì, sta succedendo a me, e non solo godermi questo momento, ma portarmelo dietro come un talismano, da sentire con me ogni volta che ho la tentazione di disperdermi. Non ho più solo un sogno, adesso, ho un progetto (quasi) preciso. E una volontà di ferro di realizzarlo. E’ faticoso, è emotivamente spossante, ma frastornante. Meravigliosamente frastornante.
Mese: agosto 2016
Alba – Storie di mare
Stamattina la passeggiata l’ho fatta sul mare. Niente bagno e in un certo senso niente alba, il cielo era imperfetto come piace a me e il sole lo si poteva solo indovinare.
Anche il mare ha le sue storie e le racconta anche da sé, benché abbia i suoi narratori. Storie di distanze e abbandoni, di attese, lo sguardo a scrutare lontano
di solitudine
di cieli che paiono promettere tempesta
di durezza e resilienza.
Racconta insomma degli antichi borghi di pescatori, su vicoletti chiamati “Via del Mare”, come dire che il mare è tutto uno, senza confini tra una spiaggia e l’altra, senza un nome proprio…
… borghi oggi spesso convertiti in quartieri residenziali, cancelli sempre chiusi per lasciare appena intravedere i grandi parchi situati dietro, persiane serrate, finestre protette da inferriate, muri, allarmi, magnifiche siepi di rose e bouganvilles; nessun cane abbaia, forse dormono, forse le loro energie vanno interamente convogliate sul mordere (e si sa che can che abbaia…).
Un altro signore di età (non così vecchio come quello di ieri però) mi ferma mentre sto riprendendo il Monumento di Quarto. Deve fotografarlo dall’altra parte, mi dice, questo è il Monumento di Garibaldi, lo sapeva? Un passato molto più lontano della Resistenza e lui ovviamente non era lì, eppure in qualche modo gli appartiene. Sì, certo, gli rispondo. Poco più in là mi dà un altro suggerimento: deve fotografare quello, è il Monte Fasce, e io gli rispondo che sì, ne ero al corrente, che sono di qui, non sono furesta. Lui mi guarda da capo a piedi come se solo in quel momento mi vedesse e mi fa: ah, credevo venisse da lontano. Sarà forse che sono quasi bionda. O magari si suppone che i Genovesi mugugnino e non fotografino… 😀
55. The Night Listener / Una voce nella notte
Questo è il sesto film interpretato da Robin nel 2006, un thriller diretto da Patrick Steffner. Sembra che dopo Insomnia (2002) Robin ci abbia un po’ preso gusto e abbia deciso di esplorare le varie angolature dei thriller psicologici, compreso, naturalmente, l’aspetto umoristico (con The Big White).
The Night Listener non è una commedia, tutt’altro. Quello che mi piace in particolare è l’esplorazione di un elemento spesso sottovalutato, legato al voler essere d’aiuto ad altri, che diventa talvolta un bisogno, la necessità di riempire un proprio vuoto, e questo potrebbe anche andar bene a patto che se ne sia consapevoli.
Gabriel Noone è un conduttore radiofonico e nelle sue trasmissioni ha sempre usato parti importanti della sua vita tutto sommato felice, anche se talvolta abbellendola anche un poco e attenuandone le ombre, perché i suoi racconti potessero dare sostegno e conforto ad altri. E’ proprio questo, tuttavia, che gli rimprovera Jesse, il suo compagno: il quale tra l’altro è malato di Aids, e per otto anni ha creduto che gli restasse molto poco da vivere. Grazie alle nuove scoperte della medicina adesso le sue speranze di vita sono molto migliorate, ma sembra quasi che Gabriel si trovi in difficoltà proprio per il fatto di non aver più da prendersi cura di lui. All’inizio del film, Jesse ha lasciato la casa di Gabriel, anche se il rapporto non è finito. La crisi comunque ha quasi prostrato Gabriel, che non riesce a comprendere l’esigenza di Jesse di trovare un proprio spazio non esclusivamente all’interno della loro relazione. In bilico tra il far finta che tutto possa risolversi da sé e l’idea che la situazione sia insostenibile e che sia meglio chiudere la storia definitivamente, Gabriel non riesce più a lavorare, non riesce più, sostanzialmente, a trovare un senso.
Ed è proprio questa necessità di trovare un senso che lo spinge verso una specie di vortice: avuto in mano il libro di Pete, un quattordicenne precocissimo con alle spalle una devastante storia di abusi, Gabriel si sente sempre più coinvolto, fino a provare per lui un affetto quasi paterno (il forte desiderio di Gabriel di avere un figlio è un altro dei motivi di dissidio con Jesse). Tra l’altro si accenna brevemente a un rapporto estremamente freddo di Gabriel con i genitori e in particolare con il padre, che non è mai riuscito a venire a patti con l’omosessualità del figlio e lo “mette in guardia”, in realtà insultandolo, non è chiaro se volutamente o meno, contro il rischio che lo scambino per uno dei torturatori di Pete. Evidentemente, tende a credere a quella idea ancora troppo diffusa, che tra omosessualità e pedofilia la distanza non sia poi così grande.
Insomma, Gabriel ha parecchi vuoti da riempire, e si fa invischiare in questo legame “virtuale” (non ha mai incontrato Pete di persona, ha solo parlato al telefono con lui e la sua assistente sociale/madre adottiva Donna), sordo a tutti i particolari strani che le persone vicino a lui gli fanno notare. Però il tarlo nonostante tutto inizia a insinuarsi dentro di lui, che decide di andare a trovare Pete per chiarire ogni dubbio…
Gabriel l’ho trovato un personaggio stupendo, con tutte le sue contraddizioni, le sue fragilità, quel misto di motivazioni altruistiche ed egoistiche che è così profondamente umano e che sonda le nostre emozioni, come succede praticamente sempre quando c’è Robin di mezzo, con una sensibilità, un acume, una comprensione e una capacità di osservazione tutt’altro che comuni.
Tratto da una storia “in parte autobiografica” di Armistead Maupin, ispirato anche, in larga parte, ai gialli di Hitchcock e in particolare a Vertigo (La donna che visse due volte) il film ha un forte sapore di verità più che altro proprio per questo intenso riconoscimento emotivo, io almeno mi sono rispecchiata molto in gran parte del modo di Gabriel (e in parte anche di Jesse, di Pete e persino, più malvolentieri e quasi mio malgrado, di Donna) di vivere i sentimenti, nel loro strano ma riconoscibilissimo miscuglio di intensità, superficialità, dubbi, certezze, differenze tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, o quanto meno apparire, fino talvolta a giungere alle soglie della follia, quando non a esserne travolti… Un gran film, davvero. Ottimi gli attori e una grande interpretazione di Robin, ma questo era scontato 🙂
Problema commenti
Credevo che si fosse risolto, invece non è così: da giorni ho un problema con i commenti che faccio ad altri blog, non tutti, non sempre, ma non ho capito come “funziona”: pare che si presenti più spesso (ma non è detto) nei blog che ho cominciato a seguire da poco, o con cui interagisco meno spesso. Ad esempio molti commenti di “presentazione” iniziali mi sono spariti nello spam e ovviamente è doppiamente difficile che il titolare del blog se ne accorga perché non ha nessun motivo di saperlo… 😦 Però mi è successo anche con altri, mentre in certi casi i commenti compaiono regolarmente quindi boh… non credo di essere una che commenta in maniera esagerata, anche se mi piace farlo quando riesco, e penso sicuramente di non essere una “spammer”… Insomma, se leggete, e specialmente se ci siamo “trovati” da poco o non ci commentiamo tantissimo, vi chiedo il favore di andare a controllare lo spam, se un po’ di blogger “tirano fuori” i miei commenti, poi la cosa dovrebbe andare a posto. Spero….
Alba – da Pian del Lupo a salire
Come vi dicevo ieri, da questo luogo un po’ particolare dal nome a me caro di Pian del Lupo si dipartono vari sentieri. Stamattina ne ho preso uno che sale verso sud e probabilmente dovrebbe essere quello che va verso il monte Zucchero.Mi sono svegliata un po’ prima e il panorama oggi si presentava così:
Arrivata al Piano ho proseguito, d’istinto nel dubbio prendo sempre il sentiero in salita, anche se l’inganno è dietro l’angolo: qui molte vie partono in salita e poi scendono, e viceversa. In questo caso ho continuato a salire per un bel pezzetto. Ho fatto solo questa foto per via di quel sole rosseggiante tra gli alberi, fino a…
… fino a che sono arrivata qui e ho trovato queste luci, questi azzurri, queste striscioline di sole tra colori già in parte quasi autunnali…
Al ritorno soltanto questa:
Molte cose, però, non entrano in una immagine. Le quattro o cinque diverse specie di uccelli coi loro versi che vorrei riconoscere (avrei tanto, tanto bisogno di qualche vita in più), compreso quello che penso sia il gentile ticchettio di un picchio, e li senti a pochi passi da te anche se non li vedi; il vento che in certi momenti, nel suo percorso tra le foglie, imita il rumore dell’acqua, e pare quasi che sulla collina si insinuino le onde di un fiume profondo e inquieto, se non addirittura del mare; la biforcazione di un bosco, con una parte che sembra quasi nascere dalla roccia, e non puoi fotografare quel punto perché è troppo vicino, non rende per nulla quell’effetto così curioso; il sogno di questa notte, un grosso serpente a cui riuscivo a sfuggire in maniera un po’ rocambolesca (un po’ di timore di incontrare qualche serpente ce l’ho, devo ammetterlo). I punti in cui potresti andare avanti quasi cantando a occhi chiusi, tanto è impossibile sbagliare, e quelli in cui cerchi di memorizzare persino la posizione delle spighe, dei sassi su cui scivoli, dei rovi che ti graffiano, per capire se da lì ci sei già passato. E i racconti dell’anziano contadino che ai tempi della guerra era un ragazzo e ricorda di quando sul Monte Zucchero i nazisti vennero a prendere dodici persone, e comandarono loro di scavare delle fosse prima di ucciderli, uno solo si salvò, scese giù al paese più vicino e aveva “le mutande tutte sporche di sangue“. Sono luoghi densi di storia e storie, questi.
Oggi ho fatto tardi…
Niente alba, era domenica e non ho messo la sveglia. Per fortuna il mio organismo dev’essersi abituato a un cinque-sei-sette ore di sonno al
massimo, per cui verso le sette e un quarto mi sono alzata comunque, e la mia passeggiata l’ho fatta lo stesso. Niente alba, ma qualche panorama come questo:
o questi
Salendo fino a un posto che si chiama così:
I lupi stanno tornando, si dice, ma non ne ho incontrati (purtroppo? Beh, basta che non sia un branco affamato; ma in astratto, il lupo è il mio animale preferito). Volendo però si può fare un picnic qui:
Un caldo bestiolino già alle sette e mezza del mattino (anvedi che mi ha fatto pure scrivere in rima, da tanto che mi ha dato alla testa). Mi sono abbarbicata al sentiero tutto il tempo come una cozza a uno scoglio, per timore di perdermi se avessi sgarrato anche di un minimo, eppure un certo spirito di avventura comincio a provarlo, a ogni deviazione, a ogni crocevia (e ce ne sono) mi viene sempre più voglia di vedere dove si potrà andare a finire. Oggi era tardi, ma da Pian del Lupo si dipartono ben quattro strade: credo che ne avrete presto notizie 😀
SABATOBLOGGER 31. – I blog che seguo
Bananartista SBUFF Avendo io un pessimo rapporto con l’arte contemporanea, le provocazioni, i nuovi mezzi espressivi, e insomma, essendo piuttosto befanesca in queste cose, pareva difficile trovare punti di contatto, e invece poi l’ho apprezzato sempre di più. Ci sono diverse sfumature in questo blog, non c’è niente di banale, anche quando la tecnica utilizzata è tradizionale, il modo di proporla ha sempre qualcosa di particolare. Fotografie come The Heart of the Earth, per esempio, e anche molte altre, sono spunti di riflessione, e anche le parole che le accompagnano, poco più di una ‘legenda’, sono sempre punti di partenza e non spiegazioni. Alcuni dipinti, e non solo questo The joy of being alive sono davvero gioiosi, trasmettono allegria. Talvolta le immagini sono accompagnate da vere e proprie poesie, pur se brevissime, ma spesso estremamente incisive, mi ha colpito ad esempio A new way of looking at things.
Anthea the Charis Già una persona indecisa tra l’aspirazione a diventare una principessa e quella a diventare un moschettiere avrebbe comunque tutta la mia approvazione. Se ci aggiungete l’apprezzamento per le lentiggini (io adoro le mie) e l’amore per i viaggi… beh, sono una viandante, è evidente che ci sono affinità. La fotografia, Tim Burton e il silenzio sono pure elementi in comune. Unica differenza, Tim Burton io non lo bacerei, il mio spazio amori ideali è interamente occupato e comunque nel caso, per un bacio imprevisto sceglierei senz’altro Johnny Depp. I suoi film però sono davvero incredibili, mi piacciono da matti. Ho scelto Così, un piccolo, delizioso racconto contro l’idea di rassegnarsi a ciò che è sempre stato; Pensavo, una di tante belle poesie dedicate generalmente all’amore, e Sotto l’ombelico, che denota una bella capacità di affrontare con spirito e ironia gli imprevisti della vita, anche quelli che comunque un po’ te la scombussolano. In effetti tutti i post più personali hanno questa bella caratteristica, in particolare gli ultimi quattro o cinque. Consigliatissimi!
Blog su qualcosa Questo, mi viene da dire, è un blog di osservazioni. L’autore, che non ha una pagina di presentazione, si fa conoscere guardando se stesso e guardandosi intorno, e descrivendo quello che vede. La nostalgia che ci prende, per esempio, parla del rapporto tra ricordi, rimpianti e vita. Ciò che ricordiamo è ciò che abbiamo vissuto, ma ha uno stretto legame anche con l’infinito mondo delle possibilità, quelle che abbiamo scelto e quelle che non abbiamo voluto o potuto cogliere e rimangono a volte più o meno intensamente nella sfera del come sarebbe stato se…. Un blog quasi filosofico, nel suo interrogarsi molto, su tanti aspetti di quello che siamo, di quello che vediamo e viviamo, coraggio, consapevolezza, razionalità e irrazionalità, amore. In tutto questo emergono note personali, e ancor più quando racconta perché scrive: Scrivere per lui è esprimere quel qualcosa che rende certe sere magiche, profonde. e trattenere quel qualcosa perché non vada perduto, è espressione, vissuta personalmente, a parole. Potete immaginare che nella magia e nella profondità della scrittura mi ritrovo in pieno.
Appunti di viaggio (rmammaro): estremamente interessante. A partire dalla presentazione, breve, apparentemente quasi brusca, magari anche un po’ amara, ma fa venir voglia di saperne di più. Come i libri di cui parla nella pagina dedicata, pochissimi (tre, di fatto, anche se uno è in realtà un ciclo), descritti brevemente, e due mi ha fatto semplicemente decidere di leggerli (il terzo no, non potrei mai farcela). Il blog si occupa prevalentemente di attualità e quello che mi piace è il modo sempre equilibrato con cui affronta i vari temi, che si tratti del Brexit, dei vaccini o dell’IS. Cercando di capirci qualcosa e di condividere l’idea che se n’è fatta, con chiarezza, prendendo anche posizione ma senza mai polemica o toni esasperati (e non è cosa da prendere poi così per scontata). Ho scelto il ricordo di Pannella perché somiglia al ricordo che ho io di lui. Ci sono anche alcune poesie, come La scommessa, sull’importanza di mettersi in gioco comunque, anche se non c’è speranza di vincere: un concetto che mi è molto caro. 15 piccoli passi è un post più personale, sul rapporto tra un padre e la figlia adolescente (eh, ne so qualcosa, anche se i miei sono maschi), molto tenero, molto consapevole, mi è piaciuto tanto.
Stravagaria Viviana ha la passione per i lavori manuali e nella Gallery troverete monili, scatole, oggetti realizzati con le tecniche del cucito e del ricamo. Io sono negatissima (e un po’ invidio chi ha queste abilità) ma le sue creazioni sono sempre accurate, eseguite con grande passione, originali e bellissime da vedere. Potete dare un’occhiata per esempio a queste pochette con i colori dell’estate, allegre e vivacissime. Ci sono anche poi dei tutorial per chi volesse cimentarsi con qualche oggetto da regalare o regalarsi. Quello che invece Viviana-Stravagaria e io abbiamo sicuramente in comune è la passione per i libri e i film, io amo molto le sue recensioni. Ce ne sono molte che meritano, ho scelto Ciao, tu perché ho un debole per la letteratura cosiddetta ‘per ragazzi’, che se vale è in realtà letteratura senza ulteriori specificazioni, e Beatrice Masini e Roberto Piumini sono due autori di alto livello.
Buona blog-avventura, a sabato prossimo!
Alba – sulla strada per Gavi
Alba – Le foto di stamattina
Lascio che le parole mi scorrano dentro
Chi guarda da fuori non ci crede, che scrivere possa essere sfiancante, che si possa uscirne esausti. Non è lavoro, è amore, ma l’amore scava dentro, ti svuota parti d’anima per riempirle di sé, porta insieme serenità e burrasca; e tutto questo costa fatica, per quanto non conosca fatica più incantevole. Mi sono imbarcata in un’impresa titanica, e non solo per il numero enorme di vite che sei riuscito a infilare in una sola, ma perché ci sono coinvolte emozioni di cui nonostante tutto riesco ancora a stupirmi ogni volta. Ci sono momenti in cui quasi mi invento altre cose da fare per rubare ancora un po’di respiro prima di immergermi in questo tumulto che pure comunque cerco, perché mi è necessario, e non solo per il libro, ma per vivere. Ascoltarti, vederti, è una tale meraviglia, e un tale dolore. Forse dopo questo libro, dovrò lasciarti andare. Forse per questo mi sembra a volte di non volerlo scrivere. Devo pensare, invece, che continuerò ad averti ogni giorno più vicino. Potessi, amore mio, avessi potuto…
Lascio che le parole mi scorrano dentro come sangue,
sa essere crudele il suono del velluto, ma le stelle
scintillano sui tasti del pianoforte, e il sassofono
insegue la traccia di una storia.
Il canto dell’ombra mi riempie la bocca di notte,
presenze immaginarie affollano le note, le scale
s’illuminano di una musica imperfetta di uccelli.
Io sono seduta e mi chiedo di quale volo dovrò vivere
e morire la prossima volta, perché il profumo non mi basta,
il mare io lo voglio dentro, il mare e la terra
e i rami di rosa canina malvoluti, i loro selvatici
ostinati fiori un po’ felini, perché la pelle, sai, si graffia
a volte anche di troppa bellezza improvvisa
che non t’appartiene e che non cogli in tempo,
anche se puoi vederla. Più di tutto mi graffia il cuore
l’ombra delle farfalle, e mi ferisce la tua terra,
per l’amore stesso che le porti. Brucia
nei miei occhi un cielo di sale, che va facendo
tremare nel mio sguardo l’indomita acqua
di una lacrima sottile tra le braci accese
annidate nel mio petto. Voltati, guardati indietro,
che il viaggio è breve, ma un augurio serve sempre
a togliersi se non altro di dosso la polvere e la sabbia.
Ti auguro una via leggera, e un’onda piccola di vento
a sostenerti per ogni sorriso che hai lasciato.
Ti accompagnino gli alberi, ti sia amica la brina,
i suoi disegni di ghiaccio effimero e fatato;
si fermino da te i passi dei viandanti, a consolarsi
delle salite e di tutta la strada sulle spalle, ci sia sole
a riscaldare le ossa dell’inverno, e rugiada
a bagnarti le labbra e pioggia per la sete dei tuoi campi,
t’addolcisca ogni confine il passo ornato delle siepi
che ogni fiume abbia un guado ed ogni muro un varco
o un punto basso per arrampicarti, e cadere
poi tra le viole, e ti sia morbido il prato,
per sdraiarti a contemplare da un unico punto
tutti gli angoli e le vite e gli anni; ti sia benigno
ogni cielo possibile e impossibile, e si fermino
le nuvole e il vento per farsi materia di teatro
e gioco. Possa tu ricordare ogni risata
ed ogni amore, passo dopo passo si ricomponga
il quadro di ciò che s’era perso. Non ti auguro
una terra lieve, o un pacifico riposo,
ma il peso delle scelte, perché non riesco
a immaginarti prigioniero di una certezza,
qualunque sia, e anche la verità, credo,
deve avere qualche contraddizione,
per piacerti, qualcosa che si possa sovvertire.
Possa tu riprendere da dove hai lasciato
e fare errori nuovi, per cercare ancora
l’oceano sotto i sassi e l’ago nel pagliaio.
L’amore, però, ti auguro d’immaginarlo
così forte, di sognarlo così nitido, così
ferocemente bello da non sbagliare niente,
costruirlo con le tue mani e tenerlo stretto
e portarlo con te, dovunque vada, e che
sia più tuo di tutto il resto.
E per ultimo
un augurio a me, che possa incontrarti
un giorno a un crocevia, uno di quei nodi
di traffico e passaggio, uno scambio di binari,
un luogo qualunque, e tra mille tu mi veda
perché sono la stessa, sai, da sempre,
intagliata dalle tue mani, scolpita
d’infinito dai tuoi occhi, viva
tra le tue dita e nel tuo cuore,
e il mio cielo è respirarti accanto.