Il mio cavallo selvaggio

Corre nell’erba il mio cavallo selvaggio,
irrefrenabile, mi pare, ché
né dalle parole, né dai silenzi
si lascia metter briglia in alcun modo
Pegaso fiero in volo, ma con la gentilezza
di chi ha visto molte cose, e ha capito
semmai la direzione, non la meta.
Al galoppo in questo cielo bizzarro,
che somiglia piuttosto al soffitto di un teatro:
s’agita il lampadario-mastodonte
gigantesco e lieve tintinna e luccica
come uno scampanellio di stelle a festa
e alla sua danza s’apre ogni porta
archi e volte e ponti levatoi
verso la parte opposta, si spalanca
ogni passaggio e nulla è come prima.
ma quando esce all’aperto,
la terra è avvolta in una favola di nebbia
nello scalpitio di zoccoli e nuvole
vedi passare nello spazio sottostante
castelli e terre, catapecchie e persone
misere cose e gemme e rose, tutto
velato e disvelato dalla stessa polvere dorata
che solleva al suo passaggio e schiude
germogli, volti e capriole d’anime e di corpi
a questa pioggia d’ambra a mezzosole.

E auguri per l’anno nuovo, che fino al 2 non so quanto riuscirò a scrivere. 

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Immagine presa da qui

Auguri

Vi faccio tanti, tantissimi auguri e scusate se non riesco a dire di più ma questa è serata di festeggiamenti con famiglia allargata 🙂

A prestissimo!20161224_194650

69. Merry Friggin’ Christmas

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Una piccola delusione, non posso dire che un po’ non me lo aspettassi. L’anti-Natale è ormai un classico come il Natale stesso, e quando il finto cinismo copre in realtà un sostanziale elogio dei buoni sentimenti, io non mi sento propriamente a casa. Qualcuno ha detto che benché sia stato presentato come un dono d’addio, si tratta piuttosto di un esempio di come Robin riuscisse a rivitalizzare film raffazzonati, infondendo ai suoi personaggi più sincerità e più anima di quanta ne avrebbero altrimenti avuta (Mark Zoller sul sito di Roger Ebert). Sta di fatto che non mi convince.Cioè, lui sì, per quanto fosse capace di ben altro. Ma praticamente nulla di tutto il resto.

La trama è questa: Boyd (Joel McHale) sembra avere un’ottima vita: una bella moglie innamorata, due figli carini e coccolosi (specialmente il piccolo, Bug (Douglas), ma anche la figlia preadolescente è accondiscendente in modo persino sospetto), una bella casa, un lavoro che poi si scoprirà stressante ma che comunque gli ha dato benessere e prestigio. Certo, vive ancora il trauma del giorno in cui, da bambino, suo padre gli aveva detto (in effetti con molto poco tatto) che Babbo Natale non esiste e che il mondo è pieno di inganni. Boyd vorrebbe preservare la fiducia nella magia del proprio figlio, e forse un pochino esagera ma in fondo è un brav’uomo, suvvia.

Quando però Boyd si trova a passare il Natale col padre Mitch (Robin Williams), situazione che ha evitato con cura negli ultimi sette anni almeno, tutta la rabbia e il desiderio di rivalsa nascosti dietro la facciata del bravo papà e bravo marito dovrebbero emergere con prepotenza. in realtà, è tutto molto blando.

Avendo dimenticato il regalo di Doug a casa, a quattro ore d’auto di distanza, Boyd intraprende un fortunoso viaggio ed è costretto a farsi accompagnare dal padre perché la sua auto provvidenzialmente si ferma, onde consentire la riconciliazione d’obbligo. A un certo punto Mitch scopre una cosa che lo ferisce, Boyd ha una reazione da ragazzino isterico, viziato e incosciente che si potrebbe forse perdonare a un diciottenne, non certo a un adulto, e Mitch gli chiede perdono, non si capisce bene di che cosa. E’ stato certamente un padre piuttosto discutibile e tra l’altro con problemi di alcolismo, ma sembra che di tutto questo a Boyd importi ben poco, il suo cruccio è che non gli sia stato permesso di credere a Babbo Natale e che suo padre si vesta male nelle foto e non sia sufficientemente presentabile. Insomma, come lo stesso Mitch aveva capito perfettamente fino a pochissimi minuti prima, il figlio gli rimprovera più che altro il fatto di non essere perfetto. E chiedere scusa per questo, sarà una buona idea?

Del resto, l’alcool scorre a fiumi nel corso del film e l’insieme dei componenti della famiglia è una tale accolita di gente con scarsissima capacità di gestire in alcun modo la propria vita, che Mitch finisce per sembrare il più normale di tutti.

La regia è di Tristram Shapiro, è stato definito come una commedia nera ma francamente non capisco perché. Prendete tutto con le molle, certo, è solo una mia impressione da profana e perdipiù stasera sono talmente stordita dalla stanchezza che forse non sarei stata comunque nella condizione di godermelo al meglio. Ma anche come film spensierato per passare una serata semplicemente divertente, non sarebbe il primo che consiglierei.

Un minuscolo silenzio

Si apposta il giorno agli angoli del cielo,
in agguato dove le stelle fiduciose
abbassano la guardia
I mattini allo sbocciare li guardo senza coglierli
li preferisco sul loro cielo, proprio come i fiori
li preferisco sul ramo che in casa dentro un vaso
Vieni, amor mio, che le ali di fuoco del tramonto
porteranno in volo il mare,
ahi, queste foglie in fiamme nel mio petto
il verde che si fa oro e incendio
rabbrividisco a quel che brucia e non si spegne,
ma mi libera le mani perché non si può scrivere
adagiati sui petali rosati delle magnolie in fiore.
Perdonate il silenzio sul morso del gelo,
sullo sguardo imperterrito dei rapaci
sull’onda feroce che inghiotte le anime dei vivi
ma io ho bisogno d’ossigeno e rugiada,
bevo dalle tue mani la carezza del mondo,
mi curvo sulla terra per dare vita ai semi.
Vieni amor mio, che ho appeso
ai rami del tuo albero un cielo di parole
rifiorirò nella tua voce, nel tuo chiaroscuro,
neve candida del giorno e lampo notturno:
sia la mia bocca il frutto che s’apre
per dissertarmi all’acqua del tuo fiume,
la tua mano sul mio cuore, sia io la tua penna,
la tua spada, la risata gialla del sole
il fiato trattenuto di chi ascolta, fermando
per un istante il ritmo dei passi, il ciclo
delle stagioni solo per il tempo
di un minuscolo silenzio.

SABATOBLOGGER 40. I blog che seguo

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Paracqua (Rodixidor) Un altro che non scrive spesso (ma del resto, spesso o raramente sono alcune tra le categorie più vaghe, soggettive e mutevoli che esistano), ma quando lo fa… Mi piace il nome del blog che tra l’altro ha un’assonanza con la parola ligure per “ombrello” (paegoa), per il resto va conosciuto attraverso i suoi scritti. A me piace molto il suo modo di raccontare, trovo che abbia una sorta di quieta malinconia e la capacità di vedere storie in qualunque momento di una giornata qualunque, come in Controra, in cui il protagonista, sostanzialmente, è quel caldo pomeriggio d’estate, perché potrebbe proprio essere un pomeriggio d’estate come tanti a cambiarci e cambiare le nostre percezioni. Sospeso è il dolorosissimo racconto di un ultimo desiderio che non potrà mai essere soddisfatto e che riempirà la testa e il cuore di un uomo negli ultimi istanti di vita, rendendogli il momento ancora più duro da sopportare, quasi a racchiudere in sé in un’apparentemente piccola cosa tutte le voglie, i rimpianti e le aspirazioni di una vita intera. Il secondo principio parla di un ragazzo che si trova ad affrontare una legge della fisica da cui nascono pensieri sull’universo, tra filosofia, scienza e poesia.

Mamma di una peste Appuntamenti, consigli, più che altro la condivisione di quelle piccole cose che si scoprono strada facendo. Il diario di quello che si impara, quello che si ricorda, quello che non si può più fare e si vorrebbe, i timori che si superano insieme, il senso di diventare definitivamente “grandi” e di sentirsi responsabili… sempre con umorismo, perché guai a trovarsi senza, serve più del pane, specialmente poi quando la famiglia è “allargata” (a nonni, zii, cugini, nipoti vari ecc.). I miei figli non sono più così piccoli (non lo sono mai stati per me, perché quando avevano quell’età, eravamo purtroppo molto lontani), eppure poi alla fine ci si sorprende ad avere, pur nella diversità dei problemi, delle soluzioni, delle circostanze, quel nucleo comune che sta forse, prima e più di ogni altra cosa, nel “crescere insieme”, i grandi che imparano a mantenere la parte piccola utile, fantasia, entusiasmo e stupore, i piccoli che imparano a mettersi alla prova sempre di più, prima con qualcuno pronto a impedir loro di farsi male, poi imparando a far da soli. Gli altri due articoli che ho scelto Panta rei dei bambini e visto che siamo in clima natalizio, sapore di Natale.

Ho voglia di chiacchiere Una mamma/nonna che ama la famiglia, la cucina e gli hobby femminili. Magari su questo abbiamo poco in comune (famiglia a parte, of course), ma sulla voglia di chiacchiere, tra ironia e relax, invece, molto di più. Un animo romantico è il delizioso racconto di un’alba. Almeno per uno dei protagonisti, la prima… e indimenticabile! La foga del decluttering poi prende periodicamente anche me. In questo momento ad esempio sto attraversando una specie di fase semi-zen, in cui ammucchio cose da dar via, riesaminare per vedere cosa buttare, buttare direttamente, spostare… insomma, il caos primordiale. e speriamo che anche da questo poi riemerga non dico l’ordine, ma qualcosa che vagamente gli somigli. Della sezione cinema c’è ancora un po’ poco, spero però che la storia dei film visti prosegua perché secondo me promette bene.

Anime fragili Un cuore a metà mi aveva colpito dall’inizio e anche ora mi ci sono fermata d’istinto, probabilmente perché il mio cuore è sempre a metà, tra qui e altrove, tra nostalgia, desiderio e amore del presente (beh, qui sarebbe quasi diviso in tre, ma mettiamo nostalgia e desiderio insieme), tra un desiderio e l’altro, tra mente e cuore, a volte mi pare quasi persino tra una me stessa e l’altra. Il resoconto del viaggio in  Vietnam e Thailandia è lungo ma si legge che è un piacere, tra ironia, disavventure, fascino dei luoghi lontani e un senso del tempo parecchio diverso (non solo quello del resto). L’ironia in effetti è la cifra stilistica di questo blog, tenuto da “una quarantenne alla continua ricerca e scoperta”. e potrei essere in disaccordo? fortuna che la ricerca e la scoperta proseguono anche oltre, posso testimoniarlo! Concludo con questo Mare d’inverno, un altro che mi era piaciuto da subito e non l’ho fatto apposta, ma “casualmente”, mi ci sono imbattuta anche stavolta, da un punto di partenza diverso (e poi, il caso non esiste, dice il maestro Oogway).

The growing up chronicle (Ithemorrighan) dice, nella sua presentazione, che si era persa e la scrittura, il blog in particolare ma non solo, la sta aiutando a ritrovarsi. E’ un percorso che io conosco benissimo, mi è successo esattamente lo stesso. Il confronto con le persone, gli spunti di riflessione che ti danno (e anche il loro riflettersi nelle nostre parole) sono, se non un toccasana, certo un balsamo potente. Ho scelto  Through the mirror perché si parla di libri, del perché leggiamo, e a me affascinano sempre le risposte degli altri, perché ogni volta che ne leggo una nuova penso “ma certo, anch’io leggo per questo” e però, quando qualcuno me lo chiede, non mi viene quasi mai fuori una risposta plausibile (a meno che chi me lo chiede non sia già un lettore a sua volta. Immagino che questo sia indicativo, anche se non saprei dire di che cosa). Fuori dalla tana perché mi riconosco in quel po’ di selvatico che a volte si nasconde dietro la discrezione, vorrei anch’io mostrarmi di più, qui vengono fuori cose che spesso al di fuori restano ben custodite, anche troppo… Tre uomini in barca infine è una recensione efficace di un libro che mi ha divertita e deliziata per un tipo di humour che non posso non apprezzare.

Ecocentricamente Ogni tanto vado alla ricerca di qualche consiglio per fare le pulizie senza usare 657 tipi di detersivi diversi, uno per i metalli, uno per i vetri, uno per gli angoli, uno per gli oggetti rotondi, uno per il bucato dei rossi, l’altro per i verdi… aargh! Non sono sicuramente ecologica quanto vorrei ma ci provo e questo blog è utile perché i suggerimenti sono alla portata, non occorre utilizzare l’introvabile estratto di qualche materiale oscuro e sconosciuto, per cercare il quale devi andare in una specifica erboristeria a 200 km da casa. No, qui bastano elementi quotidiani come l’aceto, la neve, persino il , che viste le quantità industriali che ne bevo, avrei un obbligo morale di riutilizzarlo, in effetti. A malincuore metterò anche il post sull’ambientalismo di Leonardo Di Caprio, spero di farmi così perdonare da chi lo ama il fatto che non l’ho mai sopportato e non riesco a cambiare idea. E infine, per inserire anche un libro, questa recensione di Piccolo Albero, di Carter Forrest, che mi ha incuriosita.

Pattykor122 Romanticismo, passionalità e dolcezza direi che ci accomunano, ma più che la scarna presentazione, Patty si conosce dai suoi post, che in effetti spesso parlano d’amore, compreso quello per i figli, in maniera molto emozionale. Poi mi sembra di capire che Patty sia anche un’artista, una pittrice in particolare (molto bello il quadro del cavallo) e un’amante della natura.  Ho scelto La danza delle libellule perché mi pare che in generale Patty abbia quel modo un po’ di danzare sulle cose, un po’ camminando quasi in punta di piedi, o scivolando sulla pista con la leggiadria di quegli insetti, un po’ non prendendosi troppo sul serio, anche se poi i sentimenti mi pare che invece li prenda sul serio eccome. Poche parole è una citazione sulla quale sono molto d’accordo, mentre Giardino botanico è un ricordo molto tenero, pieno di nostalgia ma anche di cose belle che ci si porta dentro con l’intensità delle memorie dell’infanzia.

LiberaMente & CriticaMente (Andrea): Un blog molto vario, pieno di interessi per la cultura e per il mondo in cui viviamo visto dalle più varie angolature. Troverete diritto, storia, filosofia, letteratura, attualità, musica arte e altro ancora, oltre a mille piccole curiosità, il blog insomma di chi si guarda intorno a 360 gradi, anche EcletticaMente, se volete. Per esempio, sapevate degli effetti stupefacenti (nel senso proprio di allucinogeni) della sostanza che si trova sulla pelle di certi rospi e batraci? Ecco, leggendo Stupeficium magari  poi si capisce perché certe fanciulle pensavano, dopo aver baciato un rospo, di aver trovato il principe azzurro… Jerome Klapka Jerome l’ho inserito perché è un altro punto di vista trovato, per combinazione, subito dopo aver letto la recensione di Ithemorrighan di un libro che come ho detto mi è piaciuto molto. Salomé è una poesia che io personalmente ho trovato davvero splendida.

Tiptoe to my room Cresciuta tra etica, estetica e politica, in un giardino e con intorno tanta musica e i racconti della nonna, come quello di una bicicletta rossa diventata nera al tempo del fascismo e la politica dapprima respirata in modo quasi inconsapevole, poi diventata coscienza e “sentita” in maniera più personale. Ho scelto Ettore e Andromaca, mi è piaciuto molto il rispetto, direi anche l’amore con cui Tiptoe ha trasposto la bellissima vicenda dell’addio di Ettore alla moglie, con tutta la consapevolezza di entrambi che si tratterà probabilmente dell’ultimo incontro, a una vicenda partigiana in cui però
Andromaca non è più solo la spettatrice impotente della morte dei suoi cari, ma diventa partecipe e compagna.  Libri che parlano di libri I libri che parlano tra loro, Calvino, Rigoni Stern… beh, questo non potevo non sceglierlo. L’ultimo, Sguardi dall’infanzia – Il presepio, anche in questo caso in parte scelto in omaggio al periodo delle feste, ma in realtà è uno di quei racconti che a me piacciono, un po’ perché mi ritrovo nelle atmosfere di quegli anni Ottanta, un  po’ perché di quei ricordi così intrisi di tenerezza e comunanza non ne ho molti risalenti a quel tempo, e forse per questo prendo volentieri in prestito quelli altrui.

Andiamo a cominciare – Giorno 1 – Essereme Oltre l’Anoressia

Non so dire se fa bene o male questo post, si avverte tutto il dolore, la paura, la fatica di raccontarsi nella maniera più trasparente e onesta, la fatica anche di dover combattere per fare quelle cose che agli altri non solo non costano sforzo, ma dovrebbero anzi dare piacere; ma c’è coraggio, anche, e ce n’è tanto, c’è quella forza del sorriso sa voler avere e dare, un progetto, un desiderio, una voglia, che sono quello che ci tiene in vita comunque, perché il dolore ha tante forme, ma alla fine penso che ad attenuarlo ci vogliono quelle cose, voglia, desiderio, non essere soli, potersi raccontare. Condividersi è coraggio ed è un passo verso gli altri; e quasi sempre un passo verso gli altri è anche un passo verso se stessi.

i Feel Betta

Mi aiutate a diffondere e condividere e informare riguardo il mio progetto, se ne sentite anche in piccolissima o a voi estranea parte l’importanza (non certo la qualità o il valore o il merito) attraverso i vostri blog, conoscenti, i social network, e i mezzi a voi più congeniali? Vi ringrazio timidamente, però un grazie grande come la forza del sorriso che voglio tornare a avere, e a regalare.

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Christmas Tag

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Il Tag, mi dicono, è stato ideato da Il mondo di shioren. Ringrazio Miss E. di My enchanted world e Sara di Un sorso di vita per aver pensato a me, non sono bravissima coi tag, ma ci provo. Dunque, avendo citato l’autore del tag e ringraziato chi mi ha invitata, adesso devo dire tre cose che non possono mancare nel mio Natale.

  • Un salto dalla cioccolateria artigianale Viganotti (sì, è una pubblicità, no, non è occulta e no, non è pagata); scoperta durante una visita guidata nei carruggi di Genova anni fa, da allora Natale non è Natale senza le scorzette d’arancia ricoperte di cioccolato, i cioccolatini assortiti e anche i marrons glacés di questo meraviglioso, piccolissimo negozio-laboratorio che adoro (i marrons glacés sono piuttosto tradizione per un compleanno che cade diciamo molto vicino a Natale, ma fanno parte delle festività, comunque).
  •  il pandolce genovese. Di panettoni e pandori potrei anche farne a meno, ma senza pan döçe non sarebbe la vita che fa per me. La ricetta è quella di mia nonna, un po’ modificata ma viene da lì.
  • Un disco (rigorosamente LP) di vecchie canzoni natalizie, Frank Sinatra, Nat King Cole, Bing Crosby, Dean Martin… anche quando sento poco l’atmosfera natalizia, quelle mi reimmergono immediatamente con la fantasia in un mondo di neve che scende, slitte che scivolano, Santa Clause che arriva in città, renne e tutto l’armamentario. Mi fanno anche sentire più buona. Qualche volta.

Le nomine no, non me le chiedete, chiunque volesse partecipare o raccontarmi nei commenti qualcuna delle sue irrinunciabili tradizioni è più che benvenuto.

Giornata speciale

Una giornata davvero speciale, questa, come non me ne concedevo da tempo. Praticamente una domenica anticipata (solo che spesso io la domenica lavoro), trascorsa nel modo migliore, scrivendo quasi tutto il giorno. Scrivendo, poi, di Hook e di Aladdin. Ora, Hook io lo adoro per motivi in buona parte molto personali. Ma Aladdin, Aladdin è un capolavoro. Non più di un paio di anni prima avevi detto di avere ancora tanto da imparare, di essere ancora alla ricerca, anche per quanto riguardava i ruoli comici. Ho ripensato allora al Genio e l’ho visto con altri occhi, come se tu me lo avessi spiegato, ecco, vedi, è questo che intendevo, questo era il ruolo che cercavo. La comicità ai suoi livelli più alti, più profondi, l’anima stessa della risata e della infinita esigenza di libertà che nient’altro può esprimere meglio. L’atto di ribellione più lieve, più sottile, meno impositivo che esista, e quello più definitivo. Robin Williams, naturalmente, è un genio, uno che realizza desideri, che da parte sua ha un desiderio inesauribile di far felici gli altri e che è in grado di fare qualsiasi cosa. Tuttavia, adesso che ognuna delle sue invenzioni ha preso corpo, anche la sua mente – per quanto rapida – sembra più densa e reale che mai. Sono parole di David Denby, le scriveva sul Time Magazine all’uscita del film. Io mi addentro sempre più in questo che è forse il maggior motivo di orgoglio e di gioia che uno possa avere: conoscere da vicino il proprio mito e vedere che non è come lo aveva sempre immaginato: è ancora migliore.

La strada in salita

Ma quanto, quanto mi piaci, ogni giorno, ad ogni frase, ad ogni parola un po’ di più. Più forte di ogni rimpianto è questo continuo sorprendermi di quanto sia arricchente e gratificante raccontarti, di quanto fertile sia stato quell’istintivo confrontarmi con te, fin da tanto tempo fa. Scegli la strada in salita, non la via più facile. Te lo ripeteva il tuo critico interiore, vecchia conoscenza che abbiamo in comune. Io ho scelto la mia, le salite non saranno le stesse, ma nello zaino ho messo, prima ancora del pane e formaggio, alcune parole che continuamente rivedo, ogni volta che ti ascolto, aggiungendo e ritoccando qua e là, ma senza modificare il nucleo. Impegno e passione, andare sempre più a fondo, cambiare e sperimentarsi, creare ed entusiasmarsi per ciò che si fa. Succede al contrario che con tutte le altre cose che puoi mettere in una borsa: di solito il sacco sembra appesantirsi a ogni passo. Così, invece, all’inizio sembra così pesante da rendere i primi metri una fatica quasi insopportabile; ma più cammini, più leggero diventa. Non perché il suo contenuto si perda per strada, ma perché ti entra dentro, proprio come se lo mangiassi, meglio anzi, perché non c’è scarto, e ogni muscolo diventa più forte, cuore compreso.

San Francisco – Diario di viaggio 15 – 6/11/2016 – Pomeriggio tra Sausalito e Tiburon

Dopo Alamo Square, abbiamo ripreso il bus per tornare dall’altra parte del Golden Gate Bridge e fare quella gita a Sausalito che ieri avevamo dovuto saltare. Col senno di poi, l’avrei lasciata per ultima, anche se certo è graziosa.

Nonostante abbiamo fatto abbastanza presto, purtroppo il primo traghetto per Tiburon era nel pomeriggio inoltrato. Abbiamo approfittato per fare un’altra scappata al Molo 39 e vedere i leoni marini

Quando infine siamo partiti per Tiburon, con traghetto oltretutto in ritardo, era quasi sera. Eppure è stato giusto lasciare queste emozioni per ultime. Qui sì, ho potuto immaginarti in maniera più concreta, affacciato a guardare lo stesso scorcio di mare che vedevo io, o a percorrere in bicicletta le stesse strade che io calcavo a piedi. Mi sono commossa e lasciata andare a piangere come da tempo non facevo, ma in modo diverso. E’ stata la dolcezza dell’incontro, che avevo tanto aspettato, tanto voluto. Un dolore grande, a cui sapevo di dovermi aprire per poter poi meglio cogliere l’intensità di tutto, i doni, i rimpianti, le risate, la bellezza. C’è un  legame inscindibile tra tutto questo, lo sento con forza. Avrei voluto avere più tempo per vedere i luoghi ancora più tuoi e magari conoscere qualcuno che potesse raccontarti più da vicino. Dici che è ancora presto? Che devo prendermi il mio tempo anche per questo? Che ho solo rotto il ghiaccio, e ci saranno altre occasioni? lo spero molto e lavorerò perché succeda, per rendere più stretto e profondo quel legame tra tutto quello che mi fa vivere.