Lubitsch qui ha decisamente imboccato la strada della commedia, in parte romantica, in parte di costume, e prende di mira le croci e le delizie della vita matrimoniale. L storia in sé non è particolarmente originale. In più, ha formato oggetto di una delle più famose dispute della storia del cinema. Il film venne infatti accusato di essere, in pratica, una copia (un “facsimile”) di A Woman of Paris (La donna di Parigi) di Chaplin. È peraltro anche un tipico esempio di quello che viene chiamato the Lubitsch touch, il tocco di Lubitsch, quella commedia sofisticata ma non priva di tratti di cinismo e persino una certa cattiveria, pur celata in parte sotto strati di quel savoir vivre europeo che gli Americani pare amassero molto. Lubitsch gioca con le espressioni degli attori, con le porte e i cassetti, con i tempi dilatati o accelerati di alcune riprese, e sfrutta moltissimo l’aspetto visivo del mezzo cinematografico. Eppure, di tutti i grandi registi del muto della sua epoca, sarà quello che con minor disagio saprà passare al sonoro, regalandoci alcuni tra i massimi capolavori di tutti i tempi, da La Vedova Allegra a Ninotchka, da Il cielo può attendere a Vogliamo vivere, dimostrando tra l’altro di sapersi muovere agevolmente in generi molto diversi.
In The Marriage Circle viene esposta in maniera scanzonata e disinvolta ma come dicevo, anche un po’ spietata, la comunissima situazione di molte coppie in cui la noia e l’insofferenza man mano sostituiscono l’affetto e l’erotismo. Mizzi, moglie del professor Stock e amica di Charlotte, non si fa nessuno scrupolo di tradire entrambi contemporaneamente, cercando di sedurre il marito di Charlotte. Completamente egocentrica, interessata solo al proprio esclusivo tornaconto, Mizzi è un personaggio davvero sgradevolissimo, ma neanche gli altri fanno una gran figura. Non per niente il film in francese si intitolava Comédiennes (e avrebbe benissimo potuto aggiungere et Comédiens). Era solo il 1927 quando Lubitsch disse che questo era il suo film preferito, quello su cui non aveva alcun rimpianto. È probabile che dieci, quindici anni dopo avrebbe dato una risposta diversa. In ogni caso, quello che lui amava restava appunto il fatto di aver lavorato sulla creazione di una storia che rispecchiasse la vita di migliaia di coppie sposate, persone qualunque che si possono incontrare nella vita di tutti i giorni – per quanto, mi viene anche da dire, almeno per alcune di loro, speriamo proprio di no!