L’unica strada per la felicità è capire che non c’è nessuna strada per la felicità
Il mio film di Natale? Merry Friggin’ Christmas. Il titolo, già di per sé eufemistico – e sono certa che Robin non si sarebbe sentito affatto in imbarazzo a usare il non eufemistico fucking, con Dio ha sempre avuto quel rapporto franco, affettuosamente ironico, empatico e del tutto privo di inibizioni che credo avesse con chiunque (al netto della timidezza), e più ancora con chi gli era veramente caro – è tradotto in italiano in modo ancor più eufemistico come Natale con i tuoi.
Il film racconta della riunione natalizia di una famiglia alquanto disfunzionale, e benché non manchi una certa dose finale di buoni sentimenti, apprezzo il suo essere, per la maggior parte del tempo, onesto e per nulla sdolcinato. Del resto si può facilmente intuire che passato il Natale, la famiglia resterà disfunzionale come sempre, ma come diceva Robin, appunto, c’è un lato disfunzionale in tutte le famiglie e in ognuno di noi, e va bene così. Se si capisce che non c’è una strada per la felicità, ossia, che ognuno può solo cercare di vivere al meglio possibile a modo suo, e che nessuno deve pretendere di conoscere l’unico tragitto possibile, si può poi voler bene davvero, ed è solo da lì che la felicità si può costruire. Spaccandosi la schiena per farlo, beninteso, ma a cercare di fingere ci si spacca la schiena lo stesso, e non serve a niente.
Ho visto che lo fanno stasera in tv. Sono indeciso se guardarlo o no. Gli ultimi film di Robin hanno fatto un po’ pena.
Alcuni sono secondo me (e non solo secondo me) tra i suoi più belli, anche se di minor successo. Non trovo che sia il caso di questo, che non è tra i migliori, però penso che avrebbe anche potuto diventare uno di quei cult che vivono una seconda vita dopo essere stati dei flop al botteghino. Come sempre mi succede con i suoi film, lo apprezzo
di più alle terza-quarta visione che alla prima, però non so se consigliarlo o no. Non è sicuramente un film “per tirarsi su” 🙂
Sono d’accordo quando dici che alcuni suoi film di minor successo sono tra i migliori. Però pensavo più ai film che sono usciti dopo L’uomo dell’anno, che secondo me è l’ultimo suo film pensato apposta per lui. Film successivi come Big wedding, Daddy sitter, 90 minuti a New York, quelli sono parecchio tristi.
Sì, ma io pensavo proprio agli ultimi. 90 minuti a New York (The Angriest Man in Brooklyn, titolo che mi piace molto di più) io l’ho amato e lo amo moltissimo, ne ho parlato qui https://intempestivoviandante.wordpress.com/2016/12/12/68-the-angriest-man-in-brooklyn/. Anche “The World’s Greatest Dad” era stato pensato per lui, sono film in cui, pur forse in maniera più amara dei primi tempi, lui continua a parlare con ironia e una certa forma di grazia, di quello che più fa male. Mi commuovono oltre ogni dire. Mi piace moltissimo anche Boulevard, e anche “Una voce nella notte”, anche se questi certo, sono davvero molto tristi. Per rivedere la sua incredibile energia e verve comica allora bisogna tornare al teatro, Weapons of Self-Destruction, la parte successiva all’operazione, il “me 2.0”, dove si vede che la voglia di vivere non l’aveva affatto persa, tutt’altro!