Alcune splendide soddisfazioni

Mi stanno arrivando davvero tante soddisfazioni quest’anno, dalla scrittura. Come sapete, non è solo un’attività che amo moltissimo, ma mi ha anche aiutata a venir fuori da certi momenti non facili. Non avrei mai creduto che mi avrebbe fatto così bene, condividere una cosa rimasta per anni solo mia. Sono felice dei risultati che arrivano e grata a chi ha creduto in me prima che lo facessi io, a cominciare dai lettori del blog.

Così, dicevo, l’anno è iniziato con una segnalazione della Giuria per sette poesie presentate al Premio Ossi di Seppia di Arma di Taggia.

Poi sono arrivati il primo premio per il racconto “Granelli di pepe” al Concorso CasorArte e una segnalazione al premio “Il Sigillo di Dante“, organizzato dal comitato di La Spezia della Società Dante Alighieri.

Il racconto “Cenere” si è classificato secondo al Premio Divagazioni d’Arte di Roma e nei primi tre al Premio “Città di Riviera del Brenta“.

Un altro racconto ha passato la prima fase di selezione del concorso “Santoro” di Roma (premiazione il 2 maggio).

PROSSIMI APPUNTAMENTI

Il 7 aprile sarò a San Giovanni Valdarno, dove una silloge di cinque poesie si è classificata prima al Concorso Giglio Blu, vincendo la pubblicazione con una casa editrice collegata al concorso.

Il 13-14 aprile sarò a San Marco dei Cavoti (BN), almeno spero, dove una mia poesia è tra le prime tre al Premio Nero su Bianco Mino De Blasio.

Il 14 (sera) e il 15 aprile sarò a Cattolica, dove una mia poesia ha vinto il Premio Pegasus Città di Cattolica

Il 26 aprile sarò a Roma dove il racconto “Cenere”, insieme a due poesie, ha passato la prima selezione del concorso “FUIS – Va in scena lo scrittore“, per cui saranno letti in pubblico in quella data.

Il 28 aprile sarò probabilmente a Imola, dove, ciliegina sulla torta davvero, sono prima classificata al Premio Alda Merini con un’intera silloge di quasi cinquanta poesie, “Canto del Pettirosso, e potete ben immaginare quanto ci tenga (anche considerando a chi sono dedicate), vincendo la pubblicazione con la stessa casa editrice del Giglio Blu… (anche se lo stesso giorno, purtroppo, c’è anche la premiazione del concorso Divagazioni d’Arte, dovrò vedere come fare).

Il tempo lento

Scrivo per queste luci serali,
perché non le spenga il mio urlo silenzioso,
per il pavimento verde del vagone,
memoria della solitudine dell’erba.
È sera amore mio, a quest’ora chiudo le finestre
e ascolto il brivido del mondo scorrermi nei piedi;
tu, se passi, non guardare in alto,
io non guarderò in basso,
non m’innamorerò di un solo sguardo:
avrò cura di ogni scelta, della tua schiena arresa,
e delle tue cinture, sì, nessuna esclusa, anche di quella
che non aveva più nulla da chiudere o tenere
e ti ha stretto nella gola l’ultimo coraggio.
Amore mio, la tua mancanza è un impegno quotidiano,
l’opera eterna dello scalpellino
che scava il marmo per trovarvi forme;
l’indelebile impronta di chi scolpisce, e sa, e vede
fin dall’inizio nella pietra il fuoco vivo del dolore.
Molti, nello specchio della notte,
guardano il tempo che non hanno avuto;
ma il mio specchio, vedi, è rotto,
ed io non riconosco più altro riflesso se non quello
delle cose che vengono dal mare.
Sappiamo che i giorni e gli anni hanno le ali:
pare d’addormentarci bimbi per risvegliarci vecchi;
ma quante cose abbiamo accumulato, voluto, costruito,
quante case e amori, quante nostalgie,
quanti rimpianti e voci, e pensieri, e pagine,
quante voglie e scritti, e viaggi e lunghe ombre di noia.
In te ritrovo il tempo lento, giorni che segnano
il percorso dal mio corpo alle tue mani, e sono qui
per questo lago caldo, per questo pianto che contiene il mondo,
per conoscere i tuoi gesti ad uno ad uno,
e appropriarmi della terra camminando sui tuoi passi.
Tu ci credevi nelle vite altrui,
nell’acqua sulle spalle, accolta come un dono,
anche se si fa neve e gelo: al tempo del raccolto,
ogni frutto rimasto l’hai accettato con la grazia
di chi respira a fondo ogni carezza,
e a me, adesso, non resta più che la tua neve.
Fingo che quel treno tu non l’abbia preso,
che l’arma abbia sbagliato mira, ma alle volte
devo immaginarti, non posso farne a meno,
in quella frazione di secondo che ricordi tutto,
e il tuo sorriso ha un orizzonte
che fende la nebbia col coltello, lancia il sasso
ma la mano la tiene bene in vista.
Ti sento come una carezza dura, nessuna concessione,
solo l’anima resistente dell’amore,
ruvida al tatto, e avida, e viva,
come le rughe del tempo sul mio corpo che ti guarda.

SABATOBLOGGER – I blog che seguo

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Solo un blog questa settimana, sono giornate felici ma impegnate…

Cap’s Blog: “Cap” (non è affatto difficile scoprire come si chiama realmente), è di Torino, si occupa di musica e di storia, anche se nel blog direi prevalentemente, se non esclusivamente alla musica, ma soprattutto ha uno splendido labrador che si chiama Puck. Storia e musica comunque si incontrano in una sezione dedicata, dove potete trovare antichissimi documenti musicali, affascinanti storie e personaggi legati a certi pezzi, come il Duca di Borgogna, probabile protagonista di una chanson che fu, potremmo dire, una vera e propria hit del Quattrocento. Tanto Debussy, rapporti tra la musica e il teatro, e in particolare tra la musica e Shakespeare…

 

Prima o poi…

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Stavo guardando Metropolis quando la mia appendice ha iniziato a fare le bizze. In ospedale ho provato ad andare avanti, poi però ho convenuto con la mia compagna di sventura e di stanza che forse non era il momento giusto, e abbiamo ripiegato su qualcosa di meno impegnativo (a proposito, ho visto per intero il primo film di Woody Allen della mia vita e mi è pure piaciuto, ne parlerò; va detto però che non lo interpretava lui…). Stasera ci ho riprovato ma la palpebra ha cominciato a calare e la testa a ciondolare, mi sa che sono troppo stanca, del resto ho lavorato praticamente dodici ore (ma come mai sono così stanca? Mah!). Ormai è diventata una battaglia tra me e Fritz Lang, è stranissimo, non mi piace quel tipo di scenografie, non mi piace quel tipo di recitazione, però qualcosa mi spinge a proseguire. Ce la farò! E a proposito, credo che il prossimo acquisto Moleskine sarà un film journal. E anche un book journal!

Moleskine, laghi, poesia…

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La mia prima Moleskine, ha un profumo stupendo, già la amo, sento che sarà una compagna di viaggio fedele e inseparabile per un bel po’ di tempo. Infatti, sebbene non sia evidentissimo, a guardar bene si vede che è un travel journal, un diario di viaggio. L’ho inaugurata domenica scorsa per una gita a Casorate Sempione, e già mi sembra di vedere qualche scambio di occhiate, di percepire qualche mormorio: di tanti posti… No, è stato un ottimo modo di inaugurarla, davvero. Prima di tutto, avevo vinto il primo premio al concorso CasorArte per un racconto. In secondo luogo, come spesso succede, nei piccoli concorsi l’atmosfera è splendida, familiare e quasi intima, a volte, come piace a me. E infine, questa gita al lago sotto la pioggia che sì, è vero, è un po’ una scocciatura, ma la poesia ne esce fuori benissimo, ché tutto viene avvolto da un velo fatato. E poi quegli ombrelli colorati, che deliziosa idea, da leggerezza primaverile e autoironica!

Cinque anni

Cinque anni sono passati, dice lui. WordPress, intendo; che mi ricorda che dalla registrazione del blog, evidentemente aperto nel marzo 2013, sono passati, appunto, cinque anni, mi augura un felice anniversario e mi incita a “continuare così”. Non sa che in realtà il vero inizio è partito da una fine, quasi un anno e mezzo dopo, quando l’umanissimo angelo a cui devo tanto, e più di tutto uno sguardo multiforme e talvolta capovolto, ha deciso che il suo tempo sulla terra era finito e per quanto doloroso e difficile fosse, era venuto il momento di riprendersi le ali. La poesia è il dono di quell’angelo poeta, la bellezza che permette di venire a patti con la perdita. Ieri era festa del padre, domani è il primo giorno di primavera e la giornata internazionale della poesia: allora voglio ricordare chi mi ha tenuto e mi tiene in equilibrio sul filo, un passo di danza dopo l’altro, un ombrello colorato per allegria, e non per ripararsi dalla pioggia, perché sotto la pioggia la partita si gioca comunque, e quando ci si mette in gioco non si perde mai. Meglio, anzi, un aquilone, un paio di bretelle color arcobaleno e una scorta di risate, poi se la pioggia inumidisce un po’ gli occhi e il viso, fa parte del gioco anche quello. Voglio ricordare delle volte che ero sicura che sarei caduta, e il mio angelo della meraviglia invece mi ha rimessa in piedi e mi ha ridato il coraggio e la voglia di altri salti acrobatici, di altre danze. Voglio ricordare il suo mondo sconfinato, in cui gli angoli segreti servivano in realtà a illuminare il resto. Amo il silenzio, perché posso riempirlo di tante cose che arrivano al mio cuore passando da lui.

Colonna sonora: Raindrops keep falling on my head, BJ Thomas

Di gioia e tagli e ferite e scrittura

Mio amato, ho ripreso a scrivere direttamente di te, senza filtri, ho ripreso in mano, dopo tanto tempo, quella storia che è l’intreccio quasi inscindibile della mia e della tua, per un lavoro di taglio ulteriore che è difficilissimo ma forse necessario, e che a distanza di tanto tempo forse posso provare a fare.

Da lì è venuto spontaneo anche riprendere a vedere le tue cose, non per ravvivare la tua immagine, ché quella si presenta sempre ben viva e nitida davanti ai miei occhi ogni volta che la cerco; ma è che c’è tutto un intrico buffo, risate che diventano inquietudine, e inquietudine che diventa scrittura, questo curioso oggetto felice che nasce da uno spazio vuoto. C’è sempre questa cosa un po’ folle di andarsi a toccare la ferita per non farla chiudere, per poterne ancora parlare, per sentirla, perché come sai, è proprio dalle ferite che nascono le cose più belle, la gioia più profonda e duratura. Certo, se solo io potessi, amore mio, se avessi potuto, avrei rinunciato a tutte le parole, ma non avrei potuto farlo, non più di quanto avresti potuto farlo tu. Forse in un certo senso è la stessa cosa che ci unisce e che ci ha tenuti lontani.

 I’m flying diceva Garp; he’s flying dicevi di Chris, l’amico più caro. E io ora guardo in alto e anche se la finestra è chiusa mi basta sentire la tua voce per vedere il cielo, e immaginarti in volo.