Dormo poco in questo periodo. Mi capita spesso di svegliarmi verso le due, le tre di notte e sentir poi suonare le tre, le quattro, le cinque… poi assopirmi per svegliarmi definitivamente tra le sette e le nove, a volte anche prima, mai più tardi. Dovrei alzarmi e scrivere, tanto so che quando è così, non c’è verso. Non ho sonno, non mi agito, non sono affaticata. Solo, non dormo. Le parole da scrivere scalpitano, questo sì. Forse è segno che dovrei osare davvero, alzarmi, scrivere a quell’ora in cui l’istinto è più attivo, la mente razionale meno allerta.
Stanotte mi sono alzata, ma solo per uscire fuori un momento a guardare il cielo. Non le stelle cadenti, sapevo già che non ne avrei viste, quelle che mi interessano adesso sono le stelle che restano, quel magnifico insieme di puntini che illuminano un percorso, e che ritrovi sempre là, al loro posto, che i desideri li rischiarano, più che realizzarli, perché non è quello il loro compito.
Oggi, nonostante tutto, sono felice. Mi prendo cura di alcune cose importanti, concrete, ed è uno dei modi di prendermi cura dei pensieri che ti appartengono. Non ti aspetto solo in quel luogo tra il sonno e la veglia, ti aspetto mettendo i piedi in terra e ascoltando il modo in cui quel contatto mi vibra dentro, ti aspetto nelle parole che vorrei inventare e in quelle che penso di sapere e che cerco inutilmente, ma ti vivo profondamente nelle parole che arrivano e che metto sul foglio, anche quando poi decido di cambiarle. Cerco nuove angolazioni, strade diverse, mi ribello ed è la tua ribellione poetica, così forte, così impregnata di mondo, di persone, di luoghi.
E penso che questo è un anniversario di vita, non di morte.
“I’m flying”
“Yes, my love”
(da: The World According to Garp)