Cadrà la neve, dicevano, ma
al momento vedo lacrime
d’acqua e terra, cenere
appassita a un vento secco di fatica.
Nevicherà, dicevano, ma
è solo un graffio,
la luna gatta
scortica il cielo a spigoli e punte
d’un’ombra opaca di stelle;
quel miagolio roco di luna in amore
mi ricorda che c’inventiamo il cielo
quando la terra si nasconde.
Ho scoperto la poesia
nei fiocchi di cenere caduti al posto
della neve, nelle stazioni
a mezzanotte, quando solo
i treni notturni passano,
senza fermarsi;
mi stupiscono i cartelli stradali
che indicano tutte le direzioni,
è ancora un mistero il mare
che si chiude
e si riapre ad ogni onda;
mi meravigliano le città,
le loro luci che cambiano
il dolore dei ponti
quando le navi, passando, contemplano
i porti da lontano.
Ti immagino vecchio,
con quei graffi di luna ancora sulla pelle,
ogni giorno una vigilia,
la luce del mare nei tuoi occhi chiari;
invento una parola che possa
raccontare il tuo sapore,
e mi meraviglio
ancora.
EDIT: Cambiato il titolo su consiglio di Domenico Aliperto, blog Librimprobabili, che ringrazio ancora.
tutto mi piace di questa poesia fuorché il titolo
Sai che ero incerta anch’io sul titolo? Era, diciamo, una “ipotesi di lavoro”, nata dai primi due versi che ho scritto. Penso di cambiarlo, ma non so se con “Mi meraviglio ancora”, “Cadra’ la neve” o altro. A te che titolo piacerebbe? 🙂
Ogni giorno una vigilia
Anche. Grazie!