Il senso di scrivere

La scrittura è una fuga, un’ostinazione, un senso vietato, un frullar d’ali, un vuoto a perdere, un rifugio, un guscio, una ferita.

È stare in prima linea, è evitare la battaglia, è un modo indecente di esporsi, nudi e senza cornice, è un quadro, un nascondiglio, la ricerca di una platea, una smania incompiuta di silenzio.

Inizia dal basso, come una piccola scossa che sale su dai piedi, viene dal tuo corpo e lo ricostruisce ogni volta.

È una soluzione di ripiego, una ribellione meno scomoda, un cambiamento minuscolo e testardo. È un’utopia, un miraggio, la forza della realtà, prendersi la responsabilità con incoscienza, è spingersi al limite, è cancellare il limite per distrazione e leggerezza, è immaginarsi un criterio diverso, un’irriverenza rispettosa, senza senso come portar l’acqua con le orecchie, perché l’amore implica sempre una contraddizione.

2 Pensieri su &Idquo;Il senso di scrivere

  1. Ah, no!! Può esserlo per i più (chiamiamoli romantici) ma per i Veri Scrittori non è per nulla un “”””” evitare la battaglia, un nascondiglio, una fuga un rifugio”””” altrimenti non potrebbe essere nel contempo un “””” prendersi la responsabilità [anche se] con incoscienza””””. O hai voluto fare una bella insalata di tutto ciò che ti è passato per la mente?

    • Credo in effetti che sia tutto questo insieme, per me almeno, a seconda dei momenti, degli stati d’animo. Penso spesso che scrivere sia una fuga, un modo per non impegnarsi, o comunque impegnarsi in maniera meno “attiva”, meno “pericolosa”. Eppure, a volte qualcosa mi ricorda che scrivere “può” anche essere una battaglia, e non solo interiore, non solo con il groviglio delle nostre emozioni, non solo per il fatto che si scava (anche) nel dolore. Credo che sia un prendersi una responsabilità, ma l’incoscienza sta nel fatto di non voler accettare un “senso comune”, un criterio imposto. La contraddizione percorre tutto. Per esempio, ci si espone moltissimo (almeno, io lo faccio), eppure resta una cornice, un guscio. Io la vedo davvero come un’attività estremamente contraddittoria. Tra l’altro, un’attività che amo moltissimo, che considero uno degli aspetti più belli e luminosi della mia vita, ma nasce sicuramente in gran parte da una ferita originaria, a cui se ne sono poi aggiunte altre, talvolta dolorosissime, in qualche modo potrei dire che la sento come “un dono del dolore”. Contraddizione, o complessità, o anche, se vuoi “insalata di ciò che mi e’ passato per la mente”, se rifletto su quello che significa per me la scrittura. E il tuo commento mi ha fornito lo stimolo per tornarci ancora sopra, chiarirmi ancora un po’ (per quanto possibile) con me stessa.

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