Ecco le mie reazioni ancora eccessive, troppo pianto, troppo dolore, rabbia, anche, e tutta quella mancanza, tutta quella mancanza… questo buco che non si riempie mai, perché dopotutto è fatto della stessa materia di cui sono fatta io. Le stesse cellule, lo stesso miscuglio incasinato di ricerca di qualcosa di stabile a cui aggrapparmi e ricerca dell’instabilità come modo di leggere sempre il quotidiano in modo diverso. Forse, se non mi fosse arrivato qualcosa di così simbolico, suggello di un legame esattamente il giorno in cui. Forse, se non avessi aperto proprio quel giornale oggi che è il primo giorno dell’anno e volevo di nuovo ricordare, dopo essermi ripetuta mille volte che era inutile. Forse, se non avessi questa idea balzana dell’indispensabilità dell’inutile. Il fatto è che sei ancora un pezzo della mia mano, della mia caviglia, una qualche parte ribelle del mio stomaco che si ricorda anche quando non ci credo. E allora vorrei dirti che eri sempre tu, sei stato sempre tu, sempre, ma poi penso che forse è solo il mio cuore che batte da solo, e io non lo sento, ma soprattutto, tu non lo senti. Però, finché sei in qualche punto ribelle di me, posso ancora toccarti col pensiero, e sentirne il calore.
splendida lettera d’amore…
Ogni tanto i commenti finiscono inspiegabilmente nello spam. Grazie…