VII
– Dicono che sia tutta una reazione chimica – disse Fabrizio.
– Cosa? – chiese Andrea, spiazzato.
– Tutto, il motivo per cui ti piace il suo viso, la luce che ti si accende negli occhi quando la guardi, il nodo nello stomaco, il fatto di continuare a desiderarla oppure no… solo chimica.
Si rivolgeva a lui a parole, ma lo sguardo era rivolto a Viviana. Non era chiaro se parlava di lui o di se stesso. Forse di entrambi, ma non riusciva a capire dove voleva arrivare.
Fabrizio distolse lo sguardo da Viviana, guardò Andrea, vide la sua perplessità e sorrise.
– Non so molto di chimica, ma mi è difficile crederlo. All’inizio, forse, ma poi entrano in gioco tante cose. E’ come un gioco a incastri, in cui la forza, le paure, le fragilità, le qualità, i difetti, ogni cosa deve essere complementare. Accettare un’altra persona nella sua totalità è un processo complicato, che richiede tempo, dedizione, rispetto. Stavo solo pensando che ci ho messo tutta la vita a capire tutta l’infinità di cose che mi legano a Viviana. E’ come il curry, un miscuglio di spezie, più o meno sempre le stesse, ma ogni donna indiana ha la sua ricetta speciale, e l’equilibrio dei sapori è la cosa essenziale.
Non era a quello che stava pensando, fino a un attimo prima. Era stato un pranzo tranquillo, avrebbe quasi detto allegro, sicuramente piacevole. Era stato bello vedere Elisa così evidentemente appagata, era stato bello poter pensare che forse lei e Andrea avevano trovato quella ricetta misteriosa.
Dopo mangiato erano “scesi in città”, avevano lasciato la macchina al porto, e adesso stavano salendo su per il colle di Santa Maria di Castello, l’origine, il nucleo primario della città. Da lì si dominavano le colline e il mare, come era essenziale per quella che doveva essere, tra le altre cose, una fortezza, al di sopra di quella baia naturale che era stata un porto da sempre.
Amava quel posto. Gli faceva sempre pensare alla ragione per cui aveva scelto il suo lavoro, la ricerca dell’equilibrio degli spazi. Altrove, in strade diverse, aveva scoperto la bellezza pura delle forme geometriche, la maestà un po’ fredda dei marmi, l’eleganza austera delle ardesie, ingentilite dal gioco dei colori, dei rilievi, delle luci e delle ombre. Strutture dalla simmetria perfetta, limpida, incontaminata, e decori volutamente eccessivi, in un contrasto ricercato e quasi drammatico. Aveva ripensato con un sorriso a quando, ragazzo, aveva chiesto tante volte, nei palazzi pubblici e privati, di poter vedere le sale chiuse, di poter andare oltre quelle porte dietro le quali immaginava – qualche volta a ragione – segrete opere d’arte che lo avrebbero portato più avanti sulla strada della soluzione dei misteri dell’armonia e della bellezza. Non sempre quelle sue richieste di essere iniziato alle profondità dell’estetica erano state accolte benevolmente, qualche volta erano state considerate un bizzarro capriccio, o un segno di sfrontatezza, come forse erano. Ma la sfrontatezza, qualche volta, porta i suoi frutti, e non era stato raro che gli venissero mostrati, in complice silenzio o a volte anche con compiaciuto orgoglio, tesori che agli altri restavano nascosti.
Quando era uscito dalla momentanea fuga nella nostalgia, si era accorto che già da parecchio Viviana, avendo capito il suo desiderio al volo, si era allontanata con Elisa, lasciandolo con Andrea. Aveva iniziato con quel discorso vago, venuto fuori bizzarramente senza una ragione visibile, per prepararsi a quello che voleva dirgli davvero.
– Non puoi dire se sei capace di amare una donna per tutta la vita, fino a quando la vita non è passata, e ti ritrovi ancora con lei, e in qualche modo ti sorprende, ti volti indietro e dici ma guarda, sono riuscito a tenerla con me, lei è riuscita a tenermi con sé, e ti chiedi che cosa c’era di speciale, perché sai che è speciale, sai bene che è una fortuna che non capita a tutti, ma non riesci a spiegarti che cosa hai fatto perché succedesse. Sì, alcune cose le ho capite. Quello che ho scoperto… ne ho parlato con Elisa, una volta. Non ho mai smesso di desiderare di conoscere Viviana a fondo, mi interessa parlare con lei, mi interessa guardarla, mi sorprende la sua forza, mi incanta il modo in cui si muove…. sono riuscito a non stancarmi mai di tutto questo.
Di nuovo alzò gli occhi per guardarlo, lo stesso sguardo schietto, penetrante, vivo e umanissimo con cui aveva sempre guardato tutto e tutti. Era appena più basso di lui, ma Andrea non ci aveva mai fatto caso. O era perché stava invecchiando? Non sapeva perché avesse pensato a questo, proprio adesso. Forse perché era inaspettatamente duro reggere quello sguardo. Forse perché all’improvviso sapeva di avere capito quello che Fabrizio stava cercando di dirgli, e non voleva capire, non voleva saperlo.
– Devi perdonarmi. In un certo senso ti ho fatto venire con un pretesto, anche se mi ha fatto molto piacere vederti, come sempre. – Aveva ripreso a sorridere, e Andrea sentì l’inspiegabile impulso di gridargli di smettere. Non riusciva a vederlo sorridere, gli faceva paura. – Credo… Elisa somiglia molto a sua madre, in quella vitalità, quella voglia di fare tante cose… forse è persino più impulsiva di Viviana, meno capace di lasciare le cose come stanno. Viviana gira intorno agli ostacoli, è più diplomatica, non si butta nelle cose a testa bassa, come Elisa… o come te. – Tranne quando si tratta di me, pensò, rivedendo nella mente il loro dialogo della sera prima. Allora diventava una pasionaria, e non aveva più paura di niente.
– Non sarà sempre facile vivere con Elisa. – riprese. – Ma d’altra parte non è sempre facile vivere con nessuno. Credo che tu la conosca bene, forse meglio di me, e vorrei chiederti un favore, anche so benissimo di chiederti molto, ma non so chi altro possa farlo.
Sì, pensò Andrea con uno scatto di ribellione quasi rabbioso. Io sono sempre la persona più adatta, per dare o togliere la speranza a qualcuno, per dire le verità peggiori, per vivere tutti i giorni con il dolore degli altri e renderlo sopportabile. Ma il dolore non è sempre sopportabile, e qualche volta succede che il tuo conforto non serve, succede che non c’è difesa, succede che persino le mie, di difese, possano crollare.
Adesso Fabrizio non sorrideva più, ma i suoi occhi si erano addolciti.
– Non credo che per consolare un altro sia sempre necessario essere incrollabili. Basta che tu ci sia.
Era incredibile. Come ci riusciva, a penetrare le barriere in quel modo? Non aveva mai conosciuto nessuno che riuscisse non solo a mettersi nei panni degli altri, ma a capire e condividere le loro emozioni con la stessa naturalezza.
– E’ questo che volevo chiederti, di starle vicino, perché credo che sarà molto dura per lei. – Fece una pausa quasi impercettibile, poi riprese. – Quando ho saputo che non mi restava molto da vivere, non volevo dirlo a nessuno. Mi sembrava che fosse una cosa che riguardava solo me, e che non avevo diritto di far soffrire anche gli altri. Adesso… adesso non ne sono più così sicuro. Forse è stato solo per orgoglio che pensavo di poterlo nascondere a Viviana. E’ quasi impossibile nascondere una cosa come questa a qualcuno che ti conosce da quasi trent’anni. Dirglielo è stata la cosa più dolorosa che abbia mai fatto, ma forse era giusto così. Ma per Elisa e Cristina è diverso, loro sono come figlie mie, se non fosse stato per loro, quando… quando è morto Raf non so se ce l’avrei fatta. Ma io non posso sapere se per loro sarebbe meno difficile essere preparate al dolore prima, oppure no. Ricordo quando è morto il padre di Elisa, lei… era così ferita, dal fatto che lui non le avesse detto niente, anche se sapeva di stare male. Ma come si può dire a un figlio una cosa come questa? Non so cosa fare, Andrea. Ho capito che la morte non è una cosa che riguarda solo te, coinvolge tutte le persone che ti sono care, che tu lo voglia o no, ed è spaventosa, questa impotenza, questa consapevolezza che non potrai mai, in nessun modo, risparmiarli, qualunque cosa tu faccia.
Andrea sentì un brivido freddo lungo la schiena. Aveva capito prima che lui lo dicesse, e nonostante questo sentirgliene parlare così, con semplicità, chiamando le cose col loro nome, lo confondeva. Era qualcosa a cui non era abituato, qualcosa che lo scuoteva dentro, rivoluzionando in qualche modo la sua idea della vita e della morte. Nonostante il suo lavoro, ma d’altra parte le cose sono sempre diverse quando ti colpiscono da vicino. Ripensò a certi libri che aveva letto da ragazzo. Ce n’erano tanti, dove si parlava di Signori delle Ombre, di Minacce Sconosciute, di Pericoli Senza Nome. Dire il nome di una cosa, pensò, ha un potere, e per la prima volta mi trovo davanti ad una persona che non accetta di farsi vincere dalla paura dell’oscurità, e che ha capito cosa significa non lasciarsi terrorizzare dai nomi, e quale è il nome che è dietro tutti gli altri. Era… Aveva qualcosa di innaturale, e allo stesso tempo di immensamente saggio. Ma non c’era niente, neanche la saggezza, l’accettazione o il coraggio, che potessero evitare agli altri la sofferenza. E Elisa aveva perso già suo padre, e Raf. Quasi si vergognava che il suo primo pensiero fosse sempre per lei, ma in un certo senso Fabrizio stesso aveva cambiato le regole. Gli voleva molto bene, lo ammirava, era onorato della sua amicizia, e sapeva che perderlo lo avrebbe addolorato enormemente. Ma lui sembrava dire non adesso, non è ancora l’ora di piangere, adesso, lasciatemi vivere, finché posso.
– Vorresti… vorresti che fossi io a dirglielo?
– No, questo no… non credo. Se prendo la decisione di dirglielo, penso che dovrei farlo io. Ma volevo chiederti… tu sei un medico, cosa fate in questi casi? I parenti hanno diritto di essere informati?
– Cosa cambia il fatto che io sia un medico, Fabrizio? Dicono che bisogna dire la verità, ma nessuno ti spiega come fare, e non ci sono due persone che soffrano nello stesso modo, non c’è una strada da seguire. Ho sempre cercato di fare del mio meglio per… per aiutare le persone in certe situazioni, ma quando si tratta di qualcuno a cui voglio molto bene io non sono diverso da tutti gli altri, non ho meno paura di sbagliare. Credo che tu non possa far altro che affidarti al tuo istinto, e sperare che non ti tradisca. Non credo che lo abbia fatto molte volte – terminò, e suo malgrado sorrise, un sorriso pieno di affetto e di rispetto che riscaldò il cuore di Fabrizio al punto che, una delle pochissime volte in vita sua, si trovò a non sapere cosa dire, con un groppo in gola fatto di commozione e gratitudine per le persone splendide che aveva avuto la fortuna di avere vicino.