Pensieri su un progetto che sta partendo

Ho capito che a volte, sotto la discrezione si nasconde un lasciare le cose un po’ vaghe per potermi poi permettere di tornare indietro, fare in modo che i sogni restino sogni e non diventino mai progetti. Forse perché in questo modo posso continuare a pensare che “se davvero avessi portato a termine” quello che avevo immaginato, sarebbe stato perfetto. Non mi sarei scontrata con gli errori, le paure, le testate contro i muri, la voglia di rinunciare, la fatica. Tutto avrebbe mantenuto l’immacolata bellezza dell’impossibile, o comunque dell’irrealizzato. E invece no, adesso voglio essere concreta. Oggi parlerò in modo chiaro del mio sogno, che lentamente ma costantemente si sta trasformando in progetto, e progetto realizzabile.

Lo sapete quanto amore ho per l’inglese, tanto, ma proprio tanto. E voglio insegnare. Da sempre, ma dai tempi dell‘attimo fuggente di più. Sono tra quelle centinaia di migliaia influenzati, qualcuno forse direbbe irreparabilmente danneggiati da… no, non dalla scena del tavolo (tra l’altro ho una confessione da fare: la adoro, ma quella della passeggiata nel cortile mi piace ancora di più). Quella non è stata che un modo memorabile di rappresentare qualcosa che vale per qualunque impresa in cui ci buttiamo, sempre che lo facciamo con passione e incoscienza, ovviamente. EsserciEssere in quello che facciamo, non per cambiare le cose, ma per non lasciare che ci cambino. Per fare in modo che chi vuole possa trovare in noi non solo qualcuno a cui fare domande e da cui imparare, ma qualcuno che c’è e nel quale se si vuole (sottolineo se si vuolesi possa trovare ispirazione per compiere grandi cose, diceva il Teddy Roosevelt di Robin; lui poteva permettersi di essere presuntuoso, ma io so che queste grandi cose sono semplicemente le nostre scelte. Quando noi siamo dentro una cosa che facciamo, anche preparare una torta di mele diventa una cosa straordinaria. Se lasciamo indietro il nostro modo di essere per inseguire qualcosa che è al di fuori, allora non c’è più niente di grande, neanche nell’essere presidenti di una nazione.

Come al solito mi sono fatta prendere la mano, e meno male che volevo essere concreta. Ma tornando al nocciolo, ecco, volevo dire che da settembre avrò uno studio tutto mio, continuerò a tradurre ma darò anche vita a quei corsi di inglese ai quali sto pensando da anni, e uso “dare vita” non a caso, perché li voglio vivi, intensi, voglio tornare a provare entusiasmo per quello che faccio. Non voglio (più) cambiare il mondo, voglio divertirmi e giocare, anche insegnando l’inglese ai professionisti. Si può, e oggi voglio pensare solo che ce la farò. Sono partita da qualcosa di molto più piccolo di quello che la mia immaginazione avrebbe creato, ma molto più grande del niente. E’ un punto di partenza. Ho paura. Ma la mia ispirazione è da tanto tempo che l’ho trovata, ora si tratta solo di mantenere la testa tra le nuvole, riappoggiando sulla terra i piedi… e lasciandomi comunque uno spazio perché possano ogni tanto decollare anche quelli.