Ogni giorno una vigilia

Cadrà la neve, dicevano, ma
al momento vedo lacrime
d’acqua e terra, cenere
appassita a un vento secco di fatica.
Nevicherà, dicevano, ma
è solo un graffio,
la luna gatta
scortica il cielo a spigoli e punte
d’un’ombra opaca di stelle;
quel miagolio roco di luna in amore
mi ricorda che c’inventiamo il cielo
quando la terra si nasconde.
Ho scoperto la poesia
nei fiocchi di cenere caduti al posto
della neve, nelle stazioni
a mezzanotte, quando solo
i treni notturni passano,
senza fermarsi;
mi stupiscono i cartelli stradali
che indicano tutte le direzioni,
è ancora un mistero il mare
che si chiude
e si riapre ad ogni onda;
mi meravigliano le città,
le loro luci che cambiano
il dolore dei ponti
quando le navi, passando, contemplano
i porti da lontano.
Ti immagino vecchio,
con quei graffi di luna ancora sulla pelle,
ogni giorno una vigilia,
la luce del mare nei tuoi occhi chiari;
invento una parola che possa
raccontare il tuo sapore,
e mi meraviglio
ancora.

EDIT: Cambiato il titolo su consiglio di Domenico Aliperto, blog Librimprobabili, che ringrazio ancora.

Tramonto in collina / Sunset over the hills

In una delle foto, quella in cui il cielo è più scuro, a guardar bene si intravede anche qualche frammento di luna tra le nubi. Ma le luci della prima sembravano un dipinto.

In the picture with the darkest sky, looking closely you can see a fragment of the moon through a crack in the clouds. But the lights in the first one look like a painting, don’t they?

L’amore in movimento

E’ che vivo tutto molto, sai? Questo brivido prolungato, intenso e dolce, che mi prende per una parola, un pensiero, uno sguardo. E c’è calore dentro, fuoco anche, se vuoi, ma non di quello cattivo, che incendia e brucia. No, è quel fuoco che dà luce, quel bel colore rosso aranciato e giallo, e persino qualche tocco di blu, di tanto in tanto, il fuoco che scalda e protegge, una passione gentile che a volte diventa un po’ feroce, un entusiasmo forte e dirompente che certo, a tratti scatena tempeste infuriate, l’acqua delle lacrime, lampi e tuoni, e il soffio dell’uragano. Perché se le emozioni le vivi, le vivi tutte intere. Ma forse non è un male che io stia imparando adesso a viverle, così a fondo, adesso che sembra tardi, ma c’è quel tanto di… saggezza? Ma sì, chiamiamolo quel tanto di saggezza in più che impedisce che l’uragano porti via tutto. Passa e scompiglia e rovescia e scalcia e qualcosa forse viene anche giù, ma sono solo le cose fragili, quelle già un po’ in rovina, che dovevano comunque in qualche modo essere “lasciate andare”.
Le cose forti restano, amore mio.
Adesso ho bisogno anche di mondo, sai, di persone e di oggetti da toccare, con cui parlare, da ascoltare e raccontare. E poi si sa che di amori ce n’è di ogni specie e per tutti i gusti. E’ per questo che è impossibile definire l’amore, non credi? Perché non c’è un amore uguale all’altro, perché gli amori di ognuno di noi sono diversi e perché ognuno di noi ne vive più di uno, e anche quelli sono tutti diversi. Non più grandi, o più piccoli, o più importanti, o meno. Diversi. Quindi credo che davvero l’amore coincida con la vita, anzi, gli amori coincidono con la vita, quei particolari amori con quella vita, quell’unica, personalissima vita che ognuno di noi si porta dietro e porta avanti, che a volte sembra una sacca pesante da caricarsi sulla schiena e altre volte invece fa il cavallo selvaggio e andarle dietro e difficile e fantastico, avventuroso ed eccitante; e altre volte ancora è solo un manto di stelle che copre la notte come una coperta calda di luce e tu non hai da fare altro che guardare, disteso a pancia in su, pensando pensieri che non sai, pensieri vaghi, leggeri come le stelle.
E tutti gli amori potrebbero essere magnifici, è solo che non sempre lo sappiamo prima, e qualche volta neanche dopo, qualche volta crediamo di dover difendere l’amore da qualche nemico, ma l’amore non ha nemici. L’amore è una splendida cavalcata dove non c’è strada né sentiero, ed è anche il riposo di quando ci si ferma, la sella sotto la testa a far da cuscino, e al di sopra, gli astri e i pianeti a far da testimoni perché la memoria non cancelli niente. L’amore è l’oceano, come tu sai molto bene, la calma apparente e poi la risacca, e l’alta marea, le onde lunghe, quelle che cambiano il paesaggio ad ogni ritorno, quelle che danno e che tolgono, che vanno e che vengono, che distruggono e costruiscono. Ed io qui ad aspettare, amore mio, qualche volta a cercarti, in sella a quel cavallo, qualche volta sdraiata con la sella sotto la testa e il cielo sopra, qualche volta sulla riva dell’oceano, a guardare il paesaggio che cambia e pensare come sarebbe stato diverso, se non ci fossi stato tu, come sarebbe piatto il mare, e monotono il cielo, e distratto il vento.
Forse è proprio questo l’amore, che ne dici? Questo cambiamento di panorama, questo spostamento di visuale, il riconoscimento improvviso di qualcosa che prima non c’era, che esiste solo quando viene riconosciuto, eppure, da quel momento è come se fosse sempre stato lì, sotto i nostri occhi, bastava vederlo, bastava guardare… Tuttavia, bisogna guardare nel modo giusto, al momento giusto, altrimenti nessun cambiamento si produce, il paesaggio resta immobile e immutato. Ma se guardiamo bene, allora… allora nascono dune e città di sabbia, il deserto prende vita, la città si riempie sotto i nostri occhi di luoghi che credevamo esistessero solo nella nostra fantasia. Le parole diventano oggetti, corpi, persone. E ogni sguardo diventa trasformazione, rinnovamento, metamorfosi.
Bisogna guardare con occhi attenti ma aperti all’insolito, all’infantile, all’eccentrico. No, l’amore non è saggio. Qualunque cosa sia, non è saggio. Non è la saggezza che fa crescere gli anemoni di mare, non c’è negli uccelli migratori, ma nemmeno in quelli stanziali, negli scoiattoli volanti o nel frenetico e cieco scavare delle talpe, né tantomeno nella luna.
La luna, poi. Va bene tutto, tutto quello di cui parlano i poeti. La tenerezza, la luna, l’immenso, l’uragano, la guerra, la quiete, il silenzio, la musica. Forse è questo il contenuto comune di tutti gli amori, la ragione per cui ne possiamo parlare e comprenderci. Forse è la ragione per cui sappiamo riconoscerlo, l’amore, benché sia così difficile raccontarlo. La luna però… No, non è la luna. E’ che la luce della luna è diversa a seconda di dove cade, del punto in cui tu stai guardando, della posizione della terra. Perché serve, la luna. E la notte. Ma serve anche la terra. O almeno, qualcosa che le somigli. L’amore rinasce ad ogni luce e ad ogni ombra, ad ogni onda e ad ogni soffio di vento che sposta la sabbia, ad ogni giro che un qualunque satellite compie intorno a qualunque pianeta in qualunque universo. E dovunque ci sia anche la più minuscola variazione, uno spostamento millimetrico, l’infinitesimale muoversi in un tempo diverso che richiede milioni di anni per un passo, anche là ti riconoscerò, amore mio.

La metamorfosi delle farfalle

Sai che sui tetti, io mi muovo bene.
C’è come una luna piccolina,
mi sta qui appollaiata sulla punta di un dito,
ma credo non sia proprio una luna,
una lucciola, piuttosto, che tu hai lasciato indietro
quando non ti sei voltato,
ché avevi troppa fretta di partire.
Non t’ingannavi, sai, sulla dolcezza delle cose.
Non t’ingannavi su quella cenere nell’acqua
in cui certo c’è più vita che in un legno morto sottoterra
e si conserva meglio la tua fede
nella metamorfosi delle farfalle.
La mia lucciola m’illumina il respiro, sussurra
la sua musica d’ali quando la pioggia si rovescia
e tuona e lampeggia e sradica e piega
i rami, forse, ma non la sottile bellezza della sua danza d’insetto.
M’inchino al suo risalire la corrente come i salmoni il fiume
ma con la leggerezza infinita dell’effimero
quel suo indomito cogliere il vento a farne volo,
ché sembra ferma solo perché è più veloce del mio sguardo.
E il mio dito guarda se stesso e trema un poco
in quell’istante imperfetto, per essere rimasto nudo e solo;
una maglia in più ci vuole, o stringersi nel cappotto:
fa più freddo, infatti, quando ripercorri un’assenza.
Ma l’indocile messaggera non sta lontano a lungo,
e il ritorno si fa nodo di tenerezza nella gola,
perché è tuo questo scarabocchio di sole,
un mattino che batte sulle imposte e fame d’erba
ed uscire a ripercorrere la via degli aquiloni.
Tu voli ed io cammino, ma una sola bussola ci guida
verso lo stesso nord.

Immagine presa dal web