Come il Barone Rampante di Calvino, mi pare sempre più necessario, per la mia sopravvivenza, mantenere una certa distanza dal mondo, o almeno da una parte di mondo. Cosimo partecipava alla Rivoluzione Francese e alla Restaurazione senza mai scendere dagli alberi, dentro alle cose, ma anche fuori da esse, appassionandosi anche, prendendo certamente posizione, ma con lo sguardo disincantato di chi sa che le rivoluzioni passano, che ciò che oggi sembra nuovo sembrerà, domani, molto più vecchio di quel che l’ha preceduto.
I miei personali alberi sono i libri, il cinema, la scrittura. Cerco di capire, ma non mi sento (non voglio sentirmi) appartenente a questa visione che divide il mondo in buoni e cattivi, “noi” e “loro”, e chi non è con me è contro di me. L’altroieri ho avuto un altro primo premio per una poesia in un concorso che mi è molto piaciuto, dell’Associazione Assolutamente Azzurro di Vergato (Bologna), ho ascoltato le poesie dei bambini, la tenacia ostinata di chi cerca di educarli a vedere la bellezza nella loro vita e ad arrabbiarsi in una maniera costruttiva, che aiuti a stare meglio, e non peggio.
Ieri, poi, mi è arrivato Robin. Gli occhi allegri del capitano di un rimorchiatore in un libro per bambini, come li aveva definiti un giornalista. Mi tuffo in quell’allegria che non rinnega la malinconia, né la rabbia o il dolore, se è per questo, ma conserva una gioia profonda che non si lascia sopraffare mai.
Provo anch’io a essere felice a modo mio, e qualche volta ci riesco.
