Prima presentazione, andata!

La prima presentazione del libro mi ha dato grandi soddisfazioni: sala bella piena, persone interessate e i libri presenti si sono rapidamente volatilizzati. Quello che temevo fosse un aspetto critico, ossia il fatto di non aver trovato un “facilitatore” che conoscevo per dialogare con me col libro, alla fine è stato un bene: mi ha introdotto la persona che aveva organizzato l’incontro per la Feltrinelli, competente e brillante, che ha contribuito a rendere la serata vivace. E insomma, il viaggio del Pettirosso continua, e lui canta sempre più forte.

La simbologia del pettirosso

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Il pettirosso è un uccello battagliero, che non si fa intimorire facilmente: benché così piccolo, difende suo nido  con coraggio e determinazione. Schivo e solitario, ma spesso, specialmente nelle città, si avvicina all’uomo senza alcun timore, quando sa di essere benvenuto. Animale, dunque, fiero e fortemente territoriale, ma anche simbolo di generosità e altruismo: narra la leggenda che si sia procurato la macchia rossa sul petto cercando di estrarre i chiodi della croce di Gesù. Altre storie raccontano che si sia bruciato cercando di portare dell’acqua alle anime assetate dell’inferno, o ancora, volando troppo in fretta per recare il fuoco agli uomini che lo attendevano con ansia.

Canta per tutto l’inverno – al suo canto sembra si sia ispirato Chopin nella “Grande polonaise brillànte – e si ritiene che annunci l’arrivo del freddo, ma anche l’anno nuovo, e quindi la rinascita. Tra gli altri messaggi positivi che simboleggia sono indicati protezione, cambiamento positivo, indipendenza e fedeltà (forma coppie tendenzialmente stabili), curiosità e spirito solare.  Porta equilibrio e armonia e sostiene chi ha subito traumi. Questa è una caratteristica che in un certo senso posso confermare personalmente, visto che un pettirosso era entrato dalla finestra di casa mia, tempo fa, portando davvero quel tanto di allegria e bellezza che serviva per superare una brutta crisi.

Si parla anche di alcuni lati negativi che rappresenterebbe, in particolare fierezza ed eccesso di orgoglio, ma questi sono “difetti” che e me non dispiacciono affatto, anzi; e quanto agli istinti da domare, mi piacerebbe a volte essere più istintiva, e quindi forse il mio amato pettirosso potrebbe aiutarmi anche in questo.

Perché vi scrivo questo? Perché siamo all’inizio dell’anno nuovo, dunque del periodo a cui il pettirosso “appartiene” più di ogni altro e perché proprio per me, in particolare, questo 2019 potrebbe essere davvero “l’Anno del Pettirosso”. Vi terrò aggiornati…

Simbologia del pettirosso

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Pensieri

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Foto presa da qui

Prima metà del mese passata senza lavoro. Non sto male per niente. Un po’ di ansia, un po’ di preoccupazione, certo. Ma forse è davvero un segno. Ovviamente al momento scrivo, mi dedico alla casa e ai bambini, e praticamente quasi nient’altro (non che sia poco, scrivo otto ore al giorno alla fine, ed è sfiancante, ma è una stanchezza molto diversa da quella di quando lavoro). Beh, traduco lo stesso. Per me. Finito il libro potrò dedicarmi ad altri progetti lavorativi e non, evidentemente sta arrivando il momento giusto. E a proposito, ieri dalla finestra aperta è entrato di nuovo un pettirosso. quando ho aperto la porta della camera è volato fuori ma si è fermato poco lontano. Mi ha guardato un po’, poi si è allontanato. Oggi ho messo delle briciole di biscotti e un po’ d’acqua sul davanzale, forse è solo quello che vuole, ma chissà. Anche perché ieri ho anche letto una cosa detta da Robin che mi ha fatto suonare un campanello d’allarme:

There’s a biography out now about Peter Sellers, written by an unfunny man, which is kind of like having Ray Charles as an art critic. But if you have somebody with humour writing about you it’s great,

E’ uscita recentemente una biografia su Peter Sellers scritta da un tipo serioso, che è un po’ come se Ray Charles facesse il critico d’arte. Ma se è qualcuno con senso dell’umorismo a scrivere di te, è fantastico.

Caro Robin, aiutami tu, perché sul senso dell’umorismo non so come sto messa, ma so che come critica d’arte sarei pure peggio di Ray!

Nebbia e stelle

Stamattina la nebbia avvolgeva quasi tutto. Una piccolissima parte di me vorrebbe riconoscere la bellezza di queste ombre insolite, delle distanze modificate, del biancore lattiginoso e se vogliamo perlaceo, ma anche un po’ grigiastro, che ingoia ciò che credevo di conoscere. Ma io il fascino della nebbia non lo sento (chissà se imparerò, nel mio prossimo viaggio, verso quei tuoi luoghi, dove la nebbia sembra essere parte essenziale del paesaggio e della sua bellezza). L’umidità pare salire dalla terra, scendere dal cielo e incontrarsi proprio qui dentro di me, non c’è rimedio, nessun maglione o paio di calzettoni caldo abbastanza, mi prende un tremito che sembra sproporzionato, quasi emotivo, più che fisico.
Eppure, la mia piccola ortensia bianca ha deciso di cominciare a fiorire solo adesso, nella nebbia e a stagione ben inoltrata, quando tutte le altre hanno finito e hanno i rami pesanti di petali ormai sempre più appassiti. Sento già di volerle bene, alla mia ribelle in crescita. Sai bene quanta simpatia io abbia per i ribelli, specie quelli che lo sono senza troppo rumore.

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Oggi è San Lorenzo, ma credo che il pianto di stelle non si vedrà questa notte, non si ripeterà di nuovo la magia dello scorso anno; non a causa della nebbia, però (che poi, anche quella volta la pioggia di meteore era arrivata con un po’ di ritardo). La nebbia non è durata che un paio d’ore, prima di lasciare campo libero a un cielo che si allena per i campionati di azzurrità. La magia, però, quella di cui m’importa, almeno, non ha nulla a che vedere con la ripetizione, i riti, il calendario lunare e l’evocazione. Se davvero centrasse con te… quello che so è che c’entra con i miei desideri, e più ancora con la necessità, che interviene nei momenti in cui la fatica rischia di prendere il sopravvento. Tuttavia, lo fa con i suoi tempi, alla sua maniera. Come tutto ciò che ti riguarda, ha l’inaspettato come suo elemento. Oltre all’energia, inarrestabile e inesauribile ma dotata di una gentilezza tutta sua. Non realizza incantesimi, non trasforma le zucche in carrozze, non fa drammatiche entrate in scena ma si conquista il palcoscenico centimetro per centimetro. Lavora con piccole cose, quelle che ci circondano, che siamo abituati a vedere. Certo, modifica qualche dettaglio, apparentemente senza importanza, e invece è quello che, senza che ce ne accorgiamo, muta il nostro stesso sguardo. Basta un pettirosso e tutto ciò che è aspro si addolcisce, ciò che è appuntito diventa meno tagliente, e dentro cresce la forza di superare le difficoltà che sembravano insormontabili. Non impedisce affatto alla ragione di obiettare. In fondo, può continuare a essere chiamata coincidenza, e non c’è argomentazione da opporre, solo un dubbio che fa capolino qui e là, perché la magia si sceglie e risceglie ogni volta, con ripensamenti e contraddizioni e domande continue.
Oggi è un giorno come gli altri, e lo sarà anche domani,. La mia stella ce l’ho ben riparata al sicuro tra mente e cuore e non cade, qualche volta piange, sì, ma più spesso ride. A volte si accoccola nella mia mano e si fa accarezzare come un gattino. Le emozioni sono come piantine, crescono innaffiandole, curandole. Ho sempre dubitato della mia capacità di amare a fondo, senza riserve, con abbandono totale e piena fiducia nella capacità rigenerante dell’amore, che se è amore, comunque, farà sempre infinitamente più bene del male che può causare, qualunque cosa succeda. L’amore quotidiano è fatto anche di tanti spigoli, di tanti accomodamenti, di ricuciture dove qualcosa si strappa. Si costruisce con le incombenze portate avanti insieme, le notti di preoccupazione per un figlio che fa tardi, i momenti passati a tenersi la mano per superare lo sconforto, i viaggi, i piccoli doni fatti per il piacere di un sorriso.
Poi c’è “l’altro” amore che è una stella in una mano, che se mi avesse messo alla prova sarebbe stata una prova dura, un progetto scientifico, per dirla con le tue parole, e così invece… ci sto provando sai, sto imparando. Credo. Ad amare te attraverso gli altri, gli altri attraverso te, a tenerti stretto per non perdermi e non perdere pezzi della mia vita. La mia anima è legata alla tua, questo lo so. Non so se sia vero il contrario, forse c’è solo una stella e non sono certa che sia veramente nella mia mano. Ma va bene così, il mio cuore è un po’ più aperto ogni giorno che passa ed è questo che importa veramente. Quando vorrai, forse, quando lo riterrai giusto e utile, o semplicemente ne sentirai il desiderio, ti farai sentire.
Nel frattempo, oggi, e domani, e ogni volta che ricorderò che c’è una parte vuota dentro di me, ti guarderò su uno schermo, cercherò di sentire quella piccola stella in mano e me lo farò bastare. Non voglio riempirlo, quel vuoto, ti appartiene e serve a lasciare lo spazio per quello che imparo attraverso di te. Voglio solo poter credere ancora, almeno qualche volta, che quella stella sia nostra, tua quanto mia, e che un giorno potrò restituirti quello che tu hai dato a me e anche molto di più, così quel vuoto si riempirà davvero, non prendendo qualcosa ma dando tutto. Comunque, tu sappi che se questa o una delle prossime notti dovessi ancora una volta svegliarmi alle tre del mattino (o all’ora che preferisci), proverò a uscire sul terrazzo e guardare in su. Non si sa mai…

E poi…

Stamattina ero veramente molto giù. Dopo un periodo sereno, a volte certe difficoltà arrivano come mazzate, e il senso di smarrimento e di sconforto rischia di essere predominante.

Mi sono detta anche, tra le altre cose, parlo tanto di voce interiore positiva, della mia stella guida, ma alla fine è tutta una cosa nella mia testa, una romanticheria sciocca di cui forse dovrei liberarmi al più presto. Nel migliore dei casi è inutile, nel peggiore è dannosa.

Sentivo davvero tanto il peso della solitudine di certe scelte, di questo procedere per tentativi ed errori, la mancanza di una minima traccia con cui orientarmi.

E poi…

Il mio piccolo a letto, in uno dei suoi momenti bui, nulla sembrava scuoterlo. Io dovevo uscire, vado per salutarlo e vedo un uccellino dentro la stanza. Come ci sia finito non lo so, posso solo immaginare che avendo io tenuto aperta la finestra di altre camere, sia entrato e senza che me ne sia accorta sia poi uscito dalla porta finendo in camera dei miei figli. era tutto agitato, povero gigio, io dico “Ma guarda, un uccellino dentro casa, come c’è arrivato?”. Mio figlio si mette seduto e gli si illuminano gli occhi.

Si è alzato, è andato a vederlo più da vicino, era emozionatissimo, “che bello”, mi ha detto con una voce che potrei quasi definire “luminosa”. “Guarda, è un pettirosso”. Lui è più osservatore di me e gli piace guardare gli animali e il loro comportamento da vicino, lo fa con gli insetti ma non solo. Quindi gli posso credere, anche se io non l’ho visto bene.

Quello che non sapeva, è che pettirosso, in inglese, si dice robin (e chi mi conosce saprà perché questo è importante). Ci credete che a raccontarlo mi vengono ancora i brividi? Eppure sono razionale, e conosco tutte le spiegazioni verosimili…

Potrei anche aggiungere che oggi pomeriggio, durante il delizioso incontro a tre qui a Genova con Nuvole sparse tra le dita e Mutazioni del silenzio, quest’ultima ci ha portato un ricordo, un bigliettino con l’immagine del suo blog. Avete indovinato? Sì, è un pettirosso… ❤