#Quote challenge Day 3 – film

Per ovvie ragioni ho escluso tutti i film con Robin Williams 😀

Concludo quindi, con i miei tempi bradipeschi, questa carrellata di citazioni, ringraziando ancora una volta Mela, Cose da V e Romolo Giacani per questa oportunità di andarmi a rileggere libri, riguardare amate pellicole, riascoltare canzoni che adoro. Ma con questo, non smetterò certo di importunarvi con altre citazioni quando me ne salterà il ticchio 🙂

1. The Shawshank Redemption (Le Ali della Libertà), regia di Frank Darabont, attore: Morgan Freeman (Andy era interpretato da Tim Robbins)

Red (narrating)     I have no idea to this day what those two Italian ladies were singing about. Truth is, I don’t want to know. Some things are best left unsaid. I’d like to think they were singing about something so beautiful, it can’t be expressed in words, and makes your heart ache because of it. I tell you, those voices soared higher and farther than anybody in a gray place dares to dream. It was like some beautiful bird flapped into our drab little cage and made those walls dissolve away, and for the briefest of moments, every last man in Shawshank felt free.

[…]

Sometimes it makes me sad, though… Andy being gone. I have to remind myself that some birds aren’t meant to be caged. Their feathers are just too bright. And when they fly away, the part of you that knows it was a sin to lock them up DOES rejoice. But still, the place you live in is that much more drab and empty that they’re gone. I guess I just miss my friend.

Ancora oggi non so cosa dicessero quelle due donne che cantavano, e a dire la verità non lo voglio sapere. Ci sono cose che non devono essere spiegate. Mi piace pensare che l’argomento fosse una cosa così bella da non poter essere espressa con delle semplici parole. Quelle voci si libravano nell’aria ad un’altezza che nessuno di noi aveva mai osato sognare. Era come se un uccello meraviglioso fosse volato via dalla grande gabbia in cui eravamo, facendola dissolvere nell’aria, e per un brevissimo istante tutti gli uomini di Shawshank si sentirono liberi.

[…]

Certe volte però ero triste pensando che Andy se n’era andato. Ma alcuni uccelli non sono fatti per la gabbia, questa è la verità. Sono nati liberi e liberi devono essere. E quando volano via ti si riempie il cuore di gioia perché sai che nessuno avrebbe dovuto rinchiuderli. Anche se il posto in cui vivi diventa all’improvviso grigio e vuoto senza di loro.

/

 

2. Philadelphia, di Jonathan Demme, attori: Tom Hanks (credo per esclusione che la bibliotecaria fosse Glen Hartell ma non sono sicura)

Librarian:      This is the supplement. You’re right, there is a section on… HIV related discrimination.

Andrew:       Thank you.

Librarian:     We have a private research room available.

Andrew:      I’m fine, thanks

Librarian: Sir, wouldn’t you be more comfortable in a study room?

Andrew Beckett: No. Would it make you more comfortable?

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Bibliotecaria: Signore? Questo è il supplemento. Ha ragione… C’è un capitolo sulla discriminazione nei casi di AIDS.

Andrew: Grazie, la ringrazio moltissimo.

Bibliotecaria [restando immobile al suo fianco, dopo qualche secondo]: Abbiamo a disposizione una stanza privata per le ricerche.

Andrew: Sto bene qui ,grazie.

Bibliotecaria: Non sarebbe più a suo agio in una stanza per le ricerche?

Andrew: No, forse lei sarebbe più a suo agio.

3. Much Ado About Nothing (Molto rumore per nulla), di Kenneth Branagh, attori: Emma Thompson e Denzel Washington

Don Pedro         In faith lady, you have a merry heart.
Beatrice:            Yea, my lord, I thank it, poor fool, keeps on the windy side of care.
[…]
Don Pedro       Your silence most offends me, and to be merry best becomes you, for out o’ question you were born in a merry hour.
Beatrice:              No, sure my lord, my mother cried. But then there was a star danced, and under that was I born
/
Don Pedro:          In fede mia signora, avete un cuore allegro
Beatrice:              Sì, mio signore, e lo ringrazio, quel mattacchione, di resistere a tutte le burrasche.
[…]
Don Pedro          Il vostro silenzio, mi offenderebbe. A voi si addice di più la letizia, non  v’è dubbio alcuno che siete nata in un’ora gioiosa.
Beatrice:             No. sicuro, mio signore, mia madre soffrì. Ma poi una stella comninciò a danzare, e sotto quella fui concepita.

#Quote challenge Day 2 – Canzoni

musica_psicologia_musicoterapia_dislessia

Immagine presa da qui

Secondo giorno di citazioni, a distanza di una settimana dal primo sui libri. Ringrazio ancora MelaCose da V e Romolo Giacani, perché questo “giochino” mi piace talmente tanto che da una citazione ne nascono altre dieci. chissà, forse visto che le nomine sono state tre, potrei fare nove giorni di citazioni, tre per ognuna… ma penso che ve lo risparmierò.

Qui si parla di canzoni e ho scoperto che non è affatto facile citare qualcosa che abbia senso. Ho riascoltato pezzi che secondo me sono capolavori assoluti, parole comprese, eppure senza la musica sembrava perdessero troppo del loro fascino.

Alla fine mi sono decisa per quattro (tanto le regole sono derogabili, giusto) 😀 , perché non riuscivo a scegliere quale eliminare, tutte significano molto per me (ma poi come dicevo ne ho scovate diverse altre): la prima è una spinta ad avere fiducia nella propria capacità di cambiare le cose, anche a partire da piccoli gesti; la seconda è esattamente la mia idea di amore; la terza è legata a uno dei film che ho più amato nella mia vita, e comunque è densa di sentimenti che credo tutti abbiamo provato, quando le cose che credevamo certe, persino i noi stessi che eravamo, sembrano scivolare via. L’ultima  la sento come la ricerca continua di un equilibrio tra il lottare per le cose in cui si crede, costruire sempre un nuovo “nido di rose ai piedi dell’arcobaleno”, non rinunciare all’utopia, in altre parole; però saper  anche “tornare” (coi piedi per terra, alla propria casa, dagli altri che ti aspettano).

1. Send Your Love, Sting

Finding the world in the smallness of a grain of sand
And holding infinities in the palm of your hand
And Heaven’s realms in the seedlings of this tiny flower
And eternities in the space of a single hour

[Trovare il mondo in un granello di sabbia
E trattenere infiniti nel palmo della tua mano
E i regni del Cielo nei semi di questo minuscolo fiore
Ed eternità nello spazio di un’ora sola]

This ain’t no time for doubting your power
This ain’t no time for hiding your care
You’re climbing down from an ivory tower
You’ve got a stake in the world we ought to share

[Non è questo il tempo di dubitare di ciò che puoi fare
Non è il tempo di nascondere quanto è importante per te
Stai scendendo da una torre d’avorio
Hai una quota di partecipazione nel mondo che dovremmo condividere]

Throw a pebble in and watch the ocean
See the ripples vanish in the distance
It’s just the same with all the emotions
It’s just the same in every instance

[Lancia un sasso nell’acqua e guarda l’oceano
Vedrai le onde svanire in lontananza
E’ lo stesso che succede con le emozioni
E’ esattamente lo stesso in ogni circostanza]

[…]

 

2. Whenever I say Your Name, Sting

Whenever I say your name,
whenever I call to mind your face
Whatever bread’s in my mouth,
whatever the sweetest wine that I taste
Whenever your memory feeds my soul,
whatever got broken becomes whole
Whenever I’m filled with doubts that we will be together

Wherever I lay me down,
wherever I put my head to sleep
Whenever I hurt and cry,
whenever I got to lie awake and weep
Whenever I kneel to pray,
whenever I need to find a way
I’m calling out your name

Whenever I say your name, Whenever I say your name,
I’m already praying, I’m already praying
I’m already filled with a joy that I can’t explain
[Ogni volta che pronuncio il tuo nome,
che riporto alla mente il tuo viso,
qualunque sia il pane che ho in bocca,
per quanto possa assaggiare il più dolce dei vini
quando il ricordo di te nutre la mia anima,
tutto ciò che era spezzato torna intero
Ogni volta che dubito che saremo mai insieme

Ogni volta che mi sdraio, ovunque io poggi la testa per dormire
Quando sono ferito e piango, e resto a letto sveglio a singhiozzare
Ogni volta che mi inginocchio a pregare,
ogni volta che ho bisogno di trovare una strada
Grido il tuo nome

Ogni volta che pronuncio il tuo nome, sto già pregando
Sono già pieno/a di una gioia che non posso esprimere

3. Streets of Philadelphia, Bruce Springsteen

I was bruised and battered, I couldn’t tell what I felt.
I was unrecognizable to myself.
Saw my reflection in a window and didn’t know my own face.
Oh brother are you gonna leave me wastin’ away
On the streets of Philadelphia.

Ero pesto e dolorante, non saprei nemmeno dire come mi sentivo
Non riuscivo a riconoscermi
Vedevo il mio riflesso in una vetrina
e non riconoscevo la mia stessa faccia
Oh fratello mi lascerai
a consumarmi
Sulle strade di Philadelphia

I walked the avenue, ‘til my legs felt like stone,
I heard the voices of friends, vanished and gone,
At night I could hear the blood in my veins,
It was just as black and whispering as the rain,
On the streets of Philadelphia.

Ho camminato lungo il viale
finché ho sentito le mie gambe farsi di pietra
Ho udito le voci di amici scomparsi
Di notte potevo sentire il sangue nelle vene
Nero e sussurrante come la pioggia
Sulle strade di Philadelphia

[…]

 

 

4. Velasquez, Roberto Vecchioni

Ahi Velasquez, dove porti la mia vita?
un fiore di campo si è impigliato fra le dita,
e tante stelle, tante nelle notti chiare,
e mille lune, mille dune da scoprire.
Ahi Velasquez, non ti avessi mai seguito,
con te non si torna una volta sola indietro:
in mezzo ai venti, sempre genti da salvare,
sei morto mille volte senza mai morire.

[…]

Ahi Velasquez fino a quando inventeremo
un nido di rose ai piedi dell’arcobaleno,
e tante stelle, tante nelle notti chiare
per questo mondo, questo mondo da cambiare?

ahi Velasquez, ahi chitarra come spada,
mantello di sabbia, orecchio mozzo, antica sfida,
eterna attesa, corda tesa da spezzare,
e tanta voglia, tanta voglia di tornare…

 

Mi avvalgo della facoltà ormai sempre più frequentemente utilizzata di nominare chiunque abbia voglia di partecipare 🙂

Quote challenge Day 1 – Libri

Volevo approfittare prima che la connessione mi lasci a piedi per cominciare almeno il gioco delle citazioni. Mela mi ha precettata, Cose da V e Romolo Giacani (Viaggi ermeneutici) mi hanno nominata espressamente. Sono tre blog molto diversi, uno più bello dell’altro. Ci proviamo, dài. Tanto dice che i tre giorni non devono necessariamente essere consecutivi, che le regole non sono obbligatorie, che si possono dividere per categorie ma anche no e insomma, liberi tutti, che per me va benissimo. Quindi cominciamo, e inizierò con quelle letterarie.

1. “Forse l’avete già indovinato. Sono le mani a risvegliare il potere delle spezie. Hater gun, lo chiamano, valore delle mani. Per questo sono proprio le mani le prime a essere esaminate dall’Antica quanto le ragazze arrivano all’isola. Ecco ciò che ella dice.

“Non devono essere né troppo leggere, né troppo pesanti. Mani leggere sono creature del vento, volano di qua e di là al suo capriccio. E mani pesanti, trascinate giù dal loro stesso peso, non hanno spirito. Sono solo pezzi di carne per i vermi in attesa sottoterra.

Le mani giuste non hanno macchie scure sul palmo, indice di cattivo carattere. chiuse strettamente a coppa e tenute contro sole, non mostrano fessure attraverso le quali spezie e incantesimi potrebbero scivolare via.

Non sono fredde e secche come il ventre dei serpenti, perché le maghe delle spezie devono saper sentire il dolore altrui. E neppure calde e umide come il respiro di un amante in attesa davanti alla finestra, perché le maghe delle specie devono lasciarsi alle spalle le passioni.”

Chitra Banerjee Divakaruni, La maga delle spezie, Einaudi, trad. di Federica Oddera

 2. Gli piacevano le parole importanti, belle, grandi, le enfatiche, tonanti, ridonanti parole; con un senso annesso, se riusciva a ottenerlo senza rovinarne il suono, ma non ne caso contrario. Gli piaceva erigersi dinanzi al mondo stordito e vomitare verso il cielo fiamma e fumo e lava e pietra pomice, e creare i propri tuoni sotterranei, e scuotere se stesso con terremoti e rendersi maleodorante con fumi sulfurei. […]

V’è una strana sorta di originalità, in McClintock. Egli imita gli stili di altre persone, ma nessuno può imitare il suo, neppure un idiota. Altre persone possono essere pompose, ma la pomposità di McClintock ha la violenza di un uragano; altre persone possono piagnucolare il sentimento, ma McClintock lo vomita; altre persone possono servirsi a vanvera delle metafore, ma soltanto McClintock fa di questo una vera e propria arte. McClintock è sempre McClintock, è sempre coerente, il suo stile è sempre esclusivamente suo; egli non commette l’errore di essere pertinente in una pagina non pertinente in un’altra; non è mai pertinente in nessuna delle sue pagine. Non commette l’errore di essere lucido in un punto e oscuro in un altro; è sempre oscuro. Non commette l’errore di servirsi qua e là di un nome estraneo al carattere del suo lavoro; adopera sempre nomi esattamente e fantasticamente adatti alla sua pazzia. In fatto di coerenza egli domina incontrastato il campo delle lettere”.

Mark Twain, Come curare la malinconia, Passigli Editori, trad. di Bruno Oddera

3. Cominciò che mi dissolsi. E’ così che deve sentirsi il vapore quando fuoriesce dal liquido bollente e sale nell’aria rinfrescante. Per la prima volta in vota mia mi sentii libero, davvero libero da tutte le costrizioni terrene, libero dal mio corpo, sfuggito al mio stesso pensiero.

Poi divenni suono, e chi diventa suono diventa onda. Oso sostenere che colui che sa di essere un’onda si è avvicinato di un bel po’ alla soluzione dei misteri dell’universo. E a quel punto capii se non altro il mistero della musica, capii perché la musica è così immensamente superiore a tutte le altre arti: perché è incorporea. Una volta staccatasi dallo strumento che la produce, appartiene solo a se stessa, è una creatura del tutto autonoma fatta di suono, senza gravità, senza corpo, perfettamente pura e in perfetta armonia con l’universo.

Così io mi sentivo: ero musica e danzavo con il cerchio ardente, alto su tutto. La Terra era laggiù da qualche parte, e laggiù erano il mio corpo, le mie preoccupazioni che non contavano più niente. Contava solo la ruota infuocata, contava la sua presenza. Ruotava, continuò a ruotare fino a quandola sua luce multicolore sembrò fluire al suo interno, seguendo tre percorsi curvi che si univano al centro. E poi lo vidi. Il tricerchio.

Il tricerchio, il misterioso segno che spiccava sull’ingresso delle librerie antiquarie di Lo Sbircio e di Inazea Anazazi. Splendeva davanti al mio occhio interiore, evocato dalla potenza della musica delle trombùccine, che ora rintronava in tutta la sua potenza. […]

Poi tutto cessò di colpo. La musica finì, il sogno svanì e io precipitai. Piombai giù a lungo, verso la Terra, verso Zamonia, verso il mio sembiante, e… zac! – ecco il mio spirito dianzi ancora scatenato di nuovo spietatamente prigioniero del mio corpo, incastrato fra i miei atomi.

Spalancai gli occhi. I nebbiolinesi avevano abbassato le trombùccine e si apprestavano a riporle negli astucci. Il pubblico si alzò. Non un solo applauso. Mi guardai in giro, confuso. Che strana conclusione per un concerto così sensazionale! Avrei voluto fare qualche domanda al nano, ma era già sparito. Vidi Lo Sbircio e la shockkia allontanarsi in fretta nella folla. Gli spettatori uscivano incespicando dalle file dei sedili, io ero l’unico ancora seduto, come rincitrullito, sulla mia sedia da giardino nel parco municipale di Librandia.

Allora mi fu chiaro: neanch’io avevo più tempo da perdere! Dovevo andare, urgentemente! Come avevo potuto dimenticarlo: l’unico scopo della mia vita era quello di mettere le mani sul maggior numero di libri che avessi potuto arraffare. Presto, presto, per non dare agli altri il tempo di precedermi! Libri! Libri! E dovevano essere naturalmente libri sognanti, di librerie antiquarie contrassegnate da tricerchio. Mi precipitai dietro gli altri”.

Walter Moers, La città dei libri sognanti, Salani Ed., traduzione di Umberto Gandini