Pensavo che è curioso, questo interesse relativamente nuovo per il cielo, perché in effetti è nato… beh, all’incirca un anno fa diciamo. Non che prima non l’avessi mai guardato, ma c’è qualcosa di diverso. Si potrebbe magari pensare che stia provando a trovare qualche segno di te, quasi che potessi nasconderti in quel disordine scompigliato di nubi che sono sicura avresti amato molto, ma è strano comunque, perché mi pare che il tuo interesse per la terra fosse decisamente superiore a quello per il cielo. Forse, in effetti, mi piacerebbe credere che tu ti nasconda là dietro per poter continuare a guardare quaggiù, al riparo dagli sguardi e dalle pretese indiscrete. Perché per il resto ho sempre pensato che non fosse tra le stelle il luogo giusto dove cercarti.
Forse è anche una questione di luce, perché la luce, ai miei occhi almeno, è il tuo elemento, e specialmente poi queste luci irregolari, un po’ scomposte, talvolta persino esagerate, un po’ fuori misura e sicuramente molto fuori dall’ordinario.
Poi l’altra sera c’era quella nuvola così strana, come l’enorme penna caudale di un uccello gigantesco e candido. E quella notte, che non ero agitata o roba simile, ma semplicemente sono rimasta sveglia a lungo, a un certo punto ho pensato che potresti chiederla in prestito, quella nuvola, e anche tutte le altre, tutte quelle che possano esserti utili, come facevi con qualunque oggetto ti capitasse sottomano che trovassi interessante per improvvisare una delle tue magie, di quando catturavi un istante, una piccola cosa, un pezzetto di quotidianità, e li rendevi irripetibili e indimenticabili. Una sciarpa diventava quello che decidevi tu e apriva un mondo di possibilità. Cosa mai avresti potuto fare, cosa mai potresti fare con questi doni del vento, questo inargentare confini, confondere forme, questo continuo movimento di corpi che non sono corpi ma sogni di vapore e di schiuma e d’aria, di colori che si fondono e si distinguono in maniera così inusuale. Sì, credo che decisamente ti ci vedo, in questo caos creativo, in questo universo di opportunità. Forse è proprio questo il segreto, un cielo sottosopra, un capovolgimento, un’anticonvenzionale inversione dei ruoli, perché neanche da lì potresti mai rinunciare a mostrare che le cose si possono sempre guardare da un altro punto di vista.
Mi è venuto da sorridere, secondo me anche col cielo saresti capace di osservarlo, assimilarlo e appropriartene, renderlo un po’ ‘tuo’, come facevi con tutto quello che c’era intorno a te, per poi restituircelo reinterpretato e reinventato, mai uguale a come era prima. E Dio… beh, è evidente che se un Dio c’è, deve averlo per forza, il senso dell’umorismo, per cui credo che ti lascerebbe fare, magari un po’ in disparte, sicuro che tanto qualcosa di buono ne verrebbe fuori.
Del resto rido molto in questi giorni. Rido con mio figlio ‘piccolo’, la più simpatica bertuccia del mondo, con cui ci divertiamo un sacco, e qualche volta mi sorprendo a usare una delle tue espressioni, dei tuoi gesti, e non so se puoi capire quanto bene mi fa questa cosa. Come scrivere di te, e pensarti, quando per chiunque altro, l’unico modo di superare il dolore per la sua assenza sarebbe probabilmente cercare di mantenere il ricordo in un piccolo angolo del cuore e andare avanti, e invece trattandosi di te, più insisto a ripercorrere le tracce di tutto quello che ti riguarda, e più il dolore si attenua. E poi guardo le tue cose e rido ancora fino alle lacrime, sai, proprio perché mi manchi, più rido e più ti sento vicino e in quelle risate c’è anche questo, hai riempito la mia vita di luce e continui a farlo e sei talmente speciale che davvero, forse, nel tuo caso ridere è il modo migliore di mostrarti tutto il rispetto che meriti.
