35. Deconstructing Harry e 36. Fathers’ Day

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“I’ve never felt so stupid in my life!”
“You’ve never been a parent before”

Di Deconstructing Harry non c’è molto da dire dal mio punto di vista. Si tratta di un film di Woody Allen del 1997 in cui Robin Williams partecipa con un cameo nel ruolo di Mel, uno dei personaggi creati dallo scrittore Harry, ma che al tempo stesso finisce per rappresentare, nel suo essere “sfocato”, l’annebbiamento effettivo e metaforico del protagonista (interpretato ovviamente da Woody Allen, che è anche il regista del film, non so se c’era bisogno che lo dicessi).
In questa intervista del 1998, Robin disse tra l’altro, a proposito del modo in cui sceglieva i ruoli: I act as a child who does not want to be bored. I don’t make plans, because that’s something that German officials would do. People think I try to alternate comedy and drama roles, but that’s not true. I know I’ve made movies that can be considered very weird, and my career has more ups and downs than a roller coaster. That’s because I live by the opportunities, which are not always in the same level. To me, all that matters is the pleasure in the job. How big the character which I will be playing is not important. I played a small role in Woody Allen’s Deconstructing Harry because, at some point, I made him laugh. Can you imagine? To make Woody Allen laugh!  (“Mi comporto come un bambino che non vuole annoiarsi. Non faccio programmi perché è una cosa che facevano gli ufficiali tedeschi. La gente pensa che io cerchi di alternare ruoli comici e drammatici, ma non è così. So di aver fatto film considerati alquanto strani, e la mia carriera ha più alti e bassi delle montagne russe. Questo è perché colgo le occasioni che si presentano, che non sono sempre allo stesso livello. Quello che è importante per me è il piacere che un certo lavoro mi dà. Interpretare un personaggio di rilievo non è importante. Ho interpretato un piccolo ruolo in “Deconstructing Harry” di Woody Allen perché a un certo punto lo avevo fatto ridere. Riuscite a immaginarlo? Far ridere Woody Allen!”)
Mi chiedo se lo abbia detto perché Woody Allen è un gigante della commedia cinematografica, di fronte al quale si sentiva in soggezione (riusciva ancora a sentirsi in soggezione di fronte ad altri!), o perché è uno che ride pochissimo. Li considero molto diversi, anche se è un giudizio non convalidato da alcuna prova perché credo, se non ricordo male, di non aver mai avuto il coraggio di guardare un film di Woody Allen tutto intero, compreso questo.
Proseguendo nell’intervista, sempre sul recitare in ruoli secondari, Robin disse: Of course I have a big ego. Do you know any movie star who doesn’t have one? But when I get the script and I know it is good, all I want is to be a part of the project, which is something that overcomes vanity. (“Certo che ho un grosso ego. Conosci una star del cinema che non lo abbia? Ma quando ricevo la sceneggiatura e mi rendo conto che è buona, tutto quello che voglio è far parte del progetto, che è qualcosa che trascende la vanità”).

Queste parole forse possono applicarsi anche al film successivo, non perché la sceneggiatura fosse buona (anzi), ma perché probabilmente tutto sommato deve averlo fatto più per divertimento e per il gusto di lavorare con un amico che per altro. Era la terza volta che Robin Williams e Billy Crystal recitavano insieme, la prima in Hamlet (che adoro ma che non pare avere avuto grande successo), la seconda proprio in Deconstructing Harry. Amicissimi com’erano, grandissimi in teatro, dove insieme davano vita a cose pazzesche, al cinema non sembrano avere avuto gran fortuna in coppia. Questo, di nuovo, è un film stroncato, anche peggio di Flubber. Io probabilmente ho gusti un po’ semplici, perché ancora una volta, a me non è sembrato così malvagio. Ovviamente, niente a che vedere con le performance di cui i due erano capaci. Roger Ebert lo definì a brainless feature-length sitcom with too much sit and no com, con “due dei talenti più brillanti del cinema Americano… in una sceneggiatura astutamente progettata per oscurare i loro punti di forza e metterne in luce le debolezze”.
La storia, ripresa da un film francese, è questa: un ragazzo scappa di casa e la madre (Nastassja Kinski), disperata, si rivolge a due vecchie fiamme, dicendo a ciascuno di loro che in realtà il ragazzo è suo figlio. I due si incontrano, vengono presto a sapere di essere stati così turlupinati ma decidono comunque di proseguire la ricerca insieme, finendo per trovarsi coinvolti in una (improbabilissima, in effetti) vicenda di soldi rubati a un paio di trafficanti di droga per conquistare una ragazza decisamente restia a farsi conquistare.
L’inizio, devo dire, è stato difficile, con Robin Williams in versione fallito isterico e depresso sull’orlo del suicidio. Per un attimo ho pensato di non riuscire a finirlo. Il fatto è che questi temi fanno parte dello humour da sempre, a volte con risultati strepitosi, altre volte (come forse in questo caso) meno. Non si può sottrarsi.
Comunque. Questa non è una delle cose migliori, penso che ci sia molto “overacting” da parte di tutto il cast ed è verissimo che, se guardiamo alle abilità vocali di Robin, beh, sì, qui vengono sfruttate in maniera un po’ fiacca. Su un punto concordo senz’altro con Roger Ebert: questi due (intendo Robin e Billy Crystal) sarebbero stati sicuramente capaci di improvvisare da sé un film migliore. Forse la cosa che manca di più è proprio la libertà, lasciata in altri film a Robin Williams, di uscire dal copione, crearsi le battute. Però rimango dell’idea che con tutti i cliché della situazione sia comunque un film carino. Conosco modi peggiori di passare una serata… 🙂

La battuta in apertura mi tocca molto da vicino. Non credo ci sia bisogno di tradurla 🙂