45. Noel

Noel

Oggi vivere mi commuove. E’ una cosa strana da dire, tra l’altro in questo periodo, ma mi succede così, che quando notizie tragiche mi colpiscono, reagisco commuovendomi per la parte buona delle cose. Non so se sia una difesa, una fuga, se sarebbe forse giusto essere coinvolti di più. E’ il mio modo. Ne ho guardate in faccia diverse, di cose che possono far male. Non mi chiedo “perché a loro” e non mi chiederei “perché a me”. Ci sono persone per le quali l’istinto di morte è probabilmente più forte di quello per la vita, forse sono stata solo fortunata a sentir crescere in me l’emozione opposta.

Ho fretta. Una fretta curiosa, il bisogno di rileggere tutti i libri e riguardare tutti i film che ho amato, di rifare le cose belle perché erano belle e gli errori perché mi hanno consentito di rimediarli e cambiare, ma anche di leggere tutti i libri nuovi, guardare i film in uscita, fare cose che non ho mai fatto. Ho fretta perché so che il tempo non è infinito, ma è una fretta curiosa perché si risolve spesso in un’attesa. Faccio tante cose, sì, ma moltissime le rimando a un ipotetico “secondo momento”, eppure non mi pesa più come una volta. Vivo facendo e aspettando, vivo di azioni e di desideri, mi tengo stretto il passato e mi godo il presente anche mentre riempio il futuro di progetti che in parte sto già realizzando, e credo che ci sarà sicuramente una parte che non si realizzerà, ma non è quella più importante.

Forse è per questa commozione che mi sono emozionata guardando Noel di Chazz Palminteri, un film che credo non avrei visto se non fosse stato per Robin Williams. Nonostante Susan Sarandon, che mi piace. I film natalizi non sono, di solito, il mio genere; il confine tra i sentimenti forti (che come forse sapete amo immensamente) e i buoni sentimenti (che non amo invece molto, almeno, non quando sono “eccessivamente” buoni) è fatto di ghiaccio molto sottile, e qualche volta riesco a camminare dove altri sprofonderebbero, mentre altre volte la lastra cede per me dove altri procedono senza problemi.

Sta di fatto che a me è piaciuto il personaggio di Rose. Una donna fragile, esausta, che si dedica anima e corpo alla madre, sofferente di Alzheimer in forma grave. Rose è ormai all’esasperazione, eppure cerca sempre di trovare un modo per entrare in contatto con gli altri e riesce spesso a portare qualcosa di buono nelle loro vite, come quella di Nina (Penelope Cruz) e Mike (Paul Walker) che stanno per lasciarsi a causa della gelosia eccessiva di lui. Tuttavia, fatica a portare qualcosa di buono nella propria, l’unico con cui riesce a tirar fuori il proprio bisogno infinito d’amore è un paziente terminale sconosciuto, al quale dice un “ti amo” particolarmente intenso, che lui tanto non può sentire.

Quella notte, all’ennesima prospettiva di un Natale solitario, Rose, vinta dalla disperazione, pensa di gettarsi in un fiume, ma incontra Charlie (Robin Williams), un personaggio in qualche misura misterioso, che la convince a non farlo.

E’ vero, i personaggi di contorno sono tutti sopra le righe, da Artie (Alan Arkin) che crede di vedere in Mike la reincarnazione della moglie morta, a Jules (Marcus Thomas) che si rompe una mano per poter passare la notte in ospedale, perché in solo in ospedale era riuscito, anni prima, a passare un bel Natale. Charlie stesso (SPOILER ALERT) è un uomo malato di cancro (era lui il paziente sconosciuto a cui Rose si era rivolta senza saperlo), un prete che ha lasciato il sacerdozio avendo perso la fede, ma probabilmente anche una sorta di angelo. Per quanto mi riguarda, comunque, tutto sommato la sospensione dell’incredulità è in buona parte riuscita. E il desiderio di Charlie per Natale è: I don’t wanna be alone when I die, non voglio morire da solo. Forse, nonostante le apparenze, quel desiderio si è realizzato in più di un senso, non solo per Charlie.

Avrei voluto recensire anche un altro film, House of D, perché in entrambi il ruolo di Robin Williams era secondario (benché non marginale) e allora avevo pensato di unirli. Forse, però, meglio un film sentimentale alla volta, specialmente quando, mettiamola così, il limite delle cose che potrebbero effettivamente accadere è forzato un po’ oltre il ragionevole. Non un brutto film, intendiamoci. Ma ve ne parlerò lunedì prossimo 🙂

9 Pensieri su &Idquo;45. Noel

  1. Un po’ mi viene da sorridere pensando a Chazz Palminteri dietro la macchina da presa. Me lo immagino con una giacca marrone dentro la quale nasconde una pistola. Ad ogni modo questo film è davvero delizioso. Ottimo da guardare in un pomeriggio d’inverno con una tazza di cioccolata calda in mano.

  2. Pingback: L’elenco promesso – III parte (e ultima, per adesso) | intempestivoviandante's Blog

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