Come potete vedere dal titolo, siamo al trentesimo film con Robin Williams, ossia a circa un terzo della sua incredibile vita cinematografica.
In realtà qui mi è scappata una piccola inversione, The Secret Agent che ho recensito la settimana scorsa, veniva, a quanto pare, dopo questo e non prima, ma non credo sia un gran danno, l’anno è lo stesso. Nel 1996 ha fatto cinque film, che non sono pochi anche considerando che in tre di questi aveva un ruolo relativamente piccolo (ma comunque significativo). Infatti appartengono allo stesso periodo, oltre Hamlet, sia Aladdin and the King of Thieves e appunto The Secret Agent, sia Jack, e soprattutto il grande The Birdcage (le prossime due puntate).
Avevo accennato qui a Hamlet circa un mese e mezzo fa, quando mi era arrivato il dvd polacco con Shakespeare che era diventato Szekspir e questo cast fantastellare: Kenneth Branagh, Julie Christie, Billy Chrystal, Gérard Depardieu, Charlton Heston, Derek Jakobi, Jack Lemmon, Robin Williams, Kate Winslet.
Adesso finalmente l’ho visto e posso dirlo: Hamlet è bellissimo. Quello che mi piace di Kenneth Branagh, al di là del fatto che, per quello che ne capisco, sia un ottimo se non grande attore, è che porta Shakespeare sul grande schermo mantenendo praticamente i dialoghi originali (questo film ha ricevuto anche una nomination all’Oscar per il miglior adattamento cinematografico di un testo teatrale). E’ una scommessa, e per quanto mi riguarda, una scommessa che ha sempre vinto, con Hamlet come con Henry V e Much Ado About Nothing (che ho letteralmente adorato. E devo dire, credevo che ne avesse fatti di più, di film tratti da Shakespeare). Stranamente non ha mai vinto un Oscar né come attore né come regista, pur essendosi portato a casa un buon numero di altri riconoscimenti e varie nomination.
Poi ammetterò una cosa: ho trovato questo utilissimo e ben fatto sito, Sparknotes, dove nella categoria No Fear Shakespeare trovate un lavoro certosino di traduzione dei testi originali seicenteschi di tutte le opere shakespeariane in inglese moderno che per me sono stati una manna dal cielo. Ma conoscendone il significato, i testi in lingua originale sono musica. Musica, dico sul serio. Il dialogo con Osric, di cui parlerò subito, inizia da qui e poi potete andare avanti e indietro come meglio vi aggrada.
Della storia, ovviamente notissima, forse è bene dare qualche dettaglio appena, particolari che possono sfuggire alla memoria: Amleto, principe di Danimarca, viene chiamato alla vendetta dallo spirito del padre, assassinato dal fratello Claudio che adesso è re e ha anche sposato la madre di Amleto, Gertrude. Per mettere a punto il suo piano, Amleto si finge pazzo, anche con la fidanzata Ofelia. Approfittando dell’arrivo di un gruppo di attori, fa mettere in scena una recita in cui viene rappresentato un assassinio praticamente identico a quello commesso da Claudio ai danni del fratello. La reazione dello zio lo convince definitivamente della sua colpevolezza. La regina Gertrude, spaventata e irritata dal comportamento di Amleto, ha con lui un’aspra lite, nel corso della quale il padre di Ofelia, Polonio, li spia da dietro una tenda per accertarsi definitivamente se la follia di Amleto sia reale e se abbia o meno a che fare con l’amore per sua figlia. Vedendo muoversi la tenda, però, Amleto crede che lì sia nascosto Claudio e pugnala Polonio ripetutamente, uccidendolo e accorgendosi dell’errore solo troppo tardi. A quel punto Claudio capisce di avere da temere per la sua vita e manda due vecchie conoscenze di Amleto, suoi compagni di studi (i famosi Guildenstern e Rosenkrantz) per convincerlo a partire con loro per l’Inghilterra. Amleto parte, ma subodorando il tradimento si impossessa della lettera loro affidata da Claudio in cui si chiedeva al re di mettere Amleto a morte immediatamente. La sostituisce con un’altra in cui le vittime da condannare a morte saranno proprio Rosenkrantz e Guildenstern. Nel frattempo la povera Ofelia, a questo nuovo colpo della morte del padre impazzisce, finendo poco dopo per uccidersi. Suo fratello Laerte torna dalla Francia e cerca vendetta sia per il padre che per la sorella. Claudio lo convince che l’unico responsabile è Amleto e lo induce a sfidarlo a duello con una spada intinta in un veleno tale che anche solo un graffio causa inevitabilmente la morte di chi viene colpito. Per maggior sicurezza, Claudio prepara anche una coppa di vino avvelenato da far bere ad Amleto nel caso che non fosse colpito da Laerte. E’ questo il duello che fa precipitare tutto verso la carneficina finale: Amleto inizialmente sembra avere la meglio su Laerte. La madre brinda confidando nella sua vittoria ma beve dalla coppa avvelenata. Nel frattempo Laerte colpisce di striscio Amleto con la spada avvelenata, ma anche Amleto lo colpisce a sua volta. Laerte, vedendo la regina in fin di vita, capisce che tutto il disegno di Claudio era frutto della sua mente traditrice e chiede perdono ad Amleto, rivelandogli anche che gli restano ormai pochi minuti da vivere. Amleto costringe lo zio Claudio a bere il veleno rimasto e convince invece l’amico Orazio, che vorrebbe a sua volta uccidersi, a restare in vita per raccontare la storia. Nel frattempo le truppe del re di Norvegia Fortinbras hanno invaso la Danimarca e Fortinbras sarà destinato a sedere infine sul trono, visto che nessuno della famiglia reale danese è sopravvissuto.
E veniamo alla parte di Robin Williams, che come ormai sapete è quella che mi sta particolarmente a cuore. Interpreta Osric, giovane cortigiano di scarso cervello ma dal linguaggio alquanto fiorito, arrivato a corte solo grazie alle sue ricchezze e non alle sue capacità. Incaricato dal re Claudio di informare Amleto della sfida che lo aspetta con Laerte, ha con lui un dialogo infarcito di frasi altisonanti, preziosità che significano poi di fatto poco o niente, meravigliosa parodia di chi vuole farsi bello e apparire per darsi importanza, così preso dal proprio ruolo e dalla propria vanità da non accorgersi della propria inutilità e inconsistenza. Inutile dire che Robin Williams dimostra ancora una volta tutta la sua grandezza, ma visto che ne ho l’occasione lo dirò lo stesso. Ho visto questo film subito dopo The Secret Agent e non da molto ho riguardato anche gli altre tre film di quell’anno. In The Secret Agent, vi dicevo, impersonava uno di quegli uomini la cui mentalità avrebbe dato vita al nazismo. Qui in Hamlet un cortigiano sciocco e vanesio. In Aladdin quella sempre fantastica fonte di invenzioni linguistiche, battute comiche, voci, suoni, fantasia, immaginazione, divertimento che è il Genio. In Jack, un bambino che cresceva di quattro o cinque anni ogni anno, per cui si trovava ad avere, a dieci anni, un’età apparente di quaranta, quindi un uomo con lo sguardo innocente di un bambino (e vi assicuro che qualunque cosa si possa pensare del film, quello sguardo è difficile da dimenticare). E in The Birdcage un omosessuale che, mi viene da dire in questi giorni, sembrava avanti di vent’anni giusti giusti (forse qualcuno in più). Dentro ad ogni possibile aspetto del mondo, con tutto sé stesso.