La lettrice della domenica – sulla bontà, citazione da “L’infinito viaggiare” di Magris

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L’immagine della bontà è spesso collegata a un rapporto confidenziale e amichevole con le cose, a una rispettosa familiarità con gli oggetti, a un’attenta e sapiente capacità di maneggiarli con abilità, ma anche con cura e riguardo. La gentilezza rivolta alle persone, agli animali, alle piante si estende, spontaneamente, alle cose. al bicchiere in cui infila il fiore; la bontà è anche nelle mani, nel modo in cui si tendono verso altre o prendono un portacenere dal tavolo. L’attenzione, è stato detto, è una forma di preghiera, il riconoscimento della realtà oggettiva, di un ordine, di confini; un modo di guardare al di là e al di sopra del proprio Io, di sapere che nessuno è il satrapo tirannico e capriccioso del mondo né può devastarlo a suo arbitrio, come ci accade in quei penosi e impotenti scatti di collera in cui, non potendo distruggere noi stessi, gli altri o l’universo, facciamo a pezzi il primo oggetto che ci viene a tiro. C’è una robusta bontà delle mani, proprio di chi bada all’altro e non si concentra sterilmente solo sulle proprie smanie; assomiglia all’infanzia, la cui fantasia si accende per un sasso o per una scatola di fiammiferi vuota, e assomiglia soprattutto all’arte, che non esiste senza questa sensuale, curiosa e scrupolosa passione per la concretezza fisica e sensibile dei particolari, per le forme, i colori, gli odori, per una superficie liscia o spigolosa, per la rivelazione che può venire dall’orlo della risacca o dal bottone fuori posto di una giacca.

Claudio Magris, L’infinito viaggiare, Oscar Mondadori

16 Pensieri su &Idquo;La lettrice della domenica – sulla bontà, citazione da “L’infinito viaggiare” di Magris

  1. Quel bell’accenno al saper maneggiare le cose mi fa tornare in mente una definizione ascoltata durante una lezione di filosofia al liceo: la violenza è trattare qualcosa o qualcuno come altro da sé ossia, in ultima analisi, pretendere dall’Altro ciò che non è nella sua natura. Se questa era la definizione della violenza – e gli esempi si potrebbero moltiplicare all’infinito – Magris ha definito la bontà come suo contrario, che è un’ottima intuizione.

    • Non sono sicura, riconoscere l’altro da sé mi sembra uno degli aspetti irrinunciabili del rispetto. Se invece intendi trattare l’altro come se fosse “diverso” nel senso di non avente diritto allo stesso rispetto, certamente quella è una forma di violenza. Ed è una violenza certo anche pretendere che l’altro sia diverso da ciò che è, Come diceva Maestro Oogway? Da un seme di pesco non puoi ottenere un melo o un arancio, ma puoi ottenere il miglior pesco possibile, se sei disposto a guidarlo, nutrirlo, credere in lui, qualcosa del genere, insomma.

  2. Molto bello. Mai letto Magris e questo brano fa venire voglia di conoscere il suo lavoro. Bontà come attenzione consapevole (della mente) e inconsapevole (del corpo, delle mani): da meditante è stato fondamentale scoprire come sfera cognitiva e sfera etica siano interconnesse e si condizionino reciprocamente in un continuo affinamento che si alimenta dell’energia… dell’Amore!

    • Di Magris a parte questo ho letto alcuni articoli di giornale, soprattutto, e da quelli sapevo di amare moltissimo la sua scrittura. Di questo libro mi sono innamorata, è di quelli che divoro e poi riprendo da capo per centellinarmeli o per ritrovare qualche pensiero, mi capita sempre più spesso, forse perché con l’età divento selettiva 🙂
      Poi la bontà è un argomento che mi sta profondamente a cuore, trovo che sia una qualità molto sottovalutata, richiede fatica e un costante impegno, ma le persone che la possiedono brillano di una luce speciale.
      Grazie, buona serata!
      Alexandra

      • condivido pienamente! molto sottovalutata anche perchè definita in modo semplicistico, incompleto, stucchevole o addirittura errato. La bontà invece è una dimensione articolata… è essere vicini a sè stessi, è essere connessi agli altri, è entrare in armonica e creativa risonanza con Tutto… buona serata anche a te 🙂

  3. Stavo per prostrarmi ai tuoi piedi quando poi ho capito che era una citazione (certo il titolo doveva farmi sospettare qualcosa…). Riflessione molto profonda! Non ci avevo mai pensato…

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